La versione di Parsi

La politica estera di Berlusconi tra Putin e Nato

Con il convinto appoggio alla posizione atlantica e all'europeismo, il Cav. ha segnato i rapporti internazionali dell'Italia influenzando anche gli altri partiti alleati e di opposizione. Resta un punto oscuro: il legame con la Russia

Vittorio Emanuele Parsi

C'è un elemento di novità che Silvio Berlusconi ha introdotto in Italia nei suoi mandati da presidente del Consiglio, ed è quella di "essere apertamente vicini alla posizione atlantica", dice Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica e direttore dell’Aseri da dieci anni. Una posizione con cui anche gli altri partiti sono stati costretti a fare i conti, contribuendo all'evoluzione della sinistra ex comunista, aggiunge il professore, che ricorda a tal propositio il contributo dell'Italia alle operazioni Nato su spinta di Berlusconi. 

L'altro elemento forte del suo posizionamento internazionale è stato il suo convinto europeismo, che ha influenzato in diversa misura anche Lega e Forza Italia, i suoi alleati di centrodestra. 

Tra i momenti più importanti della sua politica dal punto di vista internazionale c'è il vertice di Pratica di Mare, "anacronistico perché già fotografava un momento di crisi nella relazione tra Nato e Russia", ma anche il tentativo che Berlusconi fece di bloccare la guerra del Golfo nel 2003. 

Resta un punto punto oscuro che è il legame con la Russia di Putin. "Sulla guerra Berlusconi ha avuto una posizione che in parte teneva conto delle sue opinioni personali su Putin, dall'altra della sua attitudine a mediare, a cercare di conciliare anche quello che conciliabile non era", è l'analisi di Parsi. 

 

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