I tempi di Jack Smith, il procuratore “squilibrato” che incrimina Trump

Giulio Silvano

Secondo alcuni sarebbe troppo schierato per occuparsi del destino legale dell’ex presidente, considerata la retorica della politicizzazione della giustizia e dell’Fbi. Il procuratore ha promesso un processo rapido che potrebbe confliggere con l’agenda delle primarie e delle presidenziali, rovinando i piani del tycoon

Il 15 novembre Donald J. Trump ha annunciato, con un fiacco party in Florida, di ricandidarsi alle presidenziali americane. Tre giorni dopo l’Amministrazione Biden ha nominato Jack Smith come procuratore speciale per seguire le investigazioni sull’ex presidente. Già allora diversi repubblicani non erano contenti della scelta, perché Smith è sposato con la documentarista Katy Chevigny, che fece un film su Michelle Obama, un film celebrativo che ricalca il memoir dell’ex first lady, Becoming. Non solo un collegamento diretto con gli Obama, gli originali nemici numeri uno del trumpismo, ma Chevigny è stata anche donatrice del partito democratico, e quindi Smith secondo alcuni sarebbe troppo schierato per occuparsi del destino legale dell’ex presidente, considerata la retorica della  politicizzazione della giustizia e dell’Fbi.

   
Ora che le accuse sono state formalizzate, un crimine federale che riguarda i documenti top secret presidenziali tenuti da Trump nel bagno di Mar-a-Lago, l’attacco a Smith è arrivato direttamente dal tycoon. “E’ uno svitato squilibrato”, ha detto Trump, in giro a fare comizi, dato ancora come front runner delle primarie di partito. Trump ha anche appoggiato la narrativa che sembra ossessionare alcuni deputati MAGA: il dipartimento della Giustizia si dovrebbe concentrare sui presunti crimini di Biden e di suo figlio Hunter. Smith “odia Trump, è uno ‘psicopatico’ che non dovrebbe essere coinvolto in nessun caso che abbia a che fare con la ‘giustizia’, se non investigare Biden in quanto criminale, cosa che è!”, ha scritto l’ex presidente sui social, dichiarandosi innocente.

 
Smith, cinquantaquattro anni, studi di legge a Harvard, ha sempre lavorato per lo stato, facendo la carriera di procuratore, con alcune parentesi all’Aia. Ha lasciato la sua posizione alla Corte penale internazionale, dove si occupava dei crimini di guerra in Kosovo, per investigare sui documenti top secret trafugati e sul ruolo di Trump nell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio. Quando era in Olanda si era già scontrato indirettamente con Trump, allora alla Casa Bianca. Smith aveva accusato Hashim Thaçi, presidente del Kosovo, di crimini di guerra per il suo ruolo nei conflitti jugoslavi degli anni Novanta, facendo saltare un incontro tra i due leader a cui Trump teneva particolarmente. Thaçi si è poi dimesso, in attesa di essere processato all’Aia. 

 
Ma quello che preoccupa ora Trump e i suoi alleati sono i tempi. Perché Smith, considerato dai suoi colleghi instancabile ed estremamente ligio, vorrebbe procedere alla svelta. “Abbiamo una serie di regole in questo paese, e si applicano a tutti”, ha detto Smith, categorico, difendendo lo stato di diritto. Ha promesso un processo rapido che potrebbe confliggere con l’agenda delle primarie e, poi, delle presidenziali, rovinando i piani di Trump. I suoi alleati sperano che faccia in tempo a tornare Pennsylvania Avenue – prima vincendo contro DeSantis, facile, e poi battendo Biden, difficile – e possa così interrompere tutti i processi a suo carico che ricadono sotto il segretario della Giustizia, che è di nomina presidenziale. 


Alcuni si chiedono se le accuse reggeranno. Come ricorda il Wall Street Journal, il caso più vicino nella storia è quello di Richard Nixon, ma era molto più chiaro di questo: c’erano azioni precise e individuabili, con testimoni che hanno ammesso di essere stati corrotti e di aver distrutto dei documenti su indicazione della Casa Bianca. E infatti Nixon venne attaccato in modo bipartisan. Qui invece l’accusa deve dimostrare che il comportamento di Trump ha messo effettivamente a rischio la sicurezza nazionale, che gli scatoloni di documenti trovati a Mar-a-Lago siano stati letti da qualcuno oltre che da Trump, che qualcuno che potrebbe usarli per mettere in pericolo il paese o vendere dei segreti a potenze straniere. 


Smith è così sicuro che la giuria troverà Trump colpevole che ha deciso che il processo, che inizia oggi, si tenga in Florida, stato repubblicano, in modo da non avere accuse di imparzialità. La giudice che seguirà il processo, Aileen Cannon, è stata nominata proprio da Trump. Ma la giuria non è l’unica da convincere. C’è una fetta del paese che urla alla “caccia alle streghe”, una parte così radicalizzata dalle teorie cospirazioniste che ha già tirato fuori lo spettro della guerra civile. Dopo la notizia dell’incriminazione, a una convention repubblicana in Georgia, l’ex candidata governatrice Kari Lake ha ricordato che molti dei supporter di Trump possiedono pistole e fucili.
 
 

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