Cina, America e Ue: prove di negoziato sulla guerra

Giulia Pompili

Europa e America parlano con Pechino per darle un ruolo nei possibili negoziati tra Mosca e Kyiv. Cosa aspettarsi e come non cadere nel bluff di Xi

Ieri è iniziata a sorpresa una missione in Europa del ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, confermata solo all’ultimo momento.  Il capo della diplomazia di Pechino arriva “su invito della ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, della sua omologa francese Catherine Colonna e del ministro degli Esteri norvegese Anniken Huitfeldt”, e il suo viaggio diplomatico si tiene in un momento particolarmente delicato: da un lato l’Unione europea sarebbe pronta a mettere sotto sanzioni almeno otto aziende cinesi che vendono componenti militari alla Russia, dall’altro si intensificano le voci di una possibile apertura di funzionari europei e americani a un coinvolgimento di Pechino nelle trattative per far sedere al tavolo dei negoziati Kyiv e Mosca.

 
Il lavorìo diplomatico ad alti livelli si è fatto concreto ieri: non solo Qin Gang incontra la ministra tedesca Annalena Baerbock per la seconda volta nel giro di un mese – Baerbock era a Pechino a metà aprile – ma subito prima di partire per Berlino, Parigi e Oslo, ieri il ministro degli Esteri cinese ha incontrato l’ambasciatore americano in Cina, Nicholas Burns. Si è trattato del primo dialogo tra funzionari di alto livello sin da febbraio, quando le relazioni tra America e Cina si sono ulteriormente complicate a causa dell’abbattimento del pallone-spia cinese che sorvolava i cieli americani. A causa di quella crisi, era stata fatta saltare la visita a Pechino del segretario di stato americano Antony Blinken. Secondo il resoconto cinese del colloquio di ieri tra Burns e Qin Gang, dopo il cordiale vertice di Bali tra il presidente americano Joe Biden e il leader della Repubblica popolare Xi Jinping, “una serie di parole e azioni errate da parte degli Stati Uniti” avrebbero fatto precipitare gli sforzi di ritrovare una strada di coesistenza pacifica tra la prima e la seconda economia del mondo. Per la leadership cinese il tentativo americano di “contenere la Cina” sarebbe irrazionale e minerebbe “la sovranità, la sicurezza e gli interessi” cinesi. Ma quello che per la retorica cinese riguarda solo la manipolazione americana che vuole fermare la crescita dell’altra potenza, in realtà nasconde il problema fondamentale di un rapporto di fiducia che è stato definitivamente compromesso nel febbraio dell’anno scorso, e non solo tra Pechino e Washington ma tra Pechino e i paesi dell’alleanza occidentale. 

  
L’America ha più volte accusato la Cina di essere pronta a sostenere la Russia anche militarmente, e ha messo sanzioni a  diverse aziende cinesi che vendono materiale bellico a quelle russe. Sin dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, il leader Xi Jinping ha sempre dichiarato la sua “neutralità” nel conflitto, sebbene la Russia sia partner fondamentale di Pechino in un’alleanza di autocrazie che si rafforza sempre di più. Eppure, come scriveva ieri il Wall Street Journal, secondo alcuni funzionari americani ed europei c’è la possibilità che la Cina possa contribuire a portare la Russia al tavolo delle trattative dopo la prevista controffensiva di primavera dell’Ucraina. Per l’Europa, si tratta soprattutto di testare il bluff cinese, se di bluff si tratta. Secondo Intelligence online, il dialogo tra Pechino e Kyiv va avanti da qualche mese, da prima della telefonata fra Xi e Zelensky del 26 aprile scorso. Per la Cina lo scenario ideale sarebbe quello di un cessate il fuoco, “che le permette di prendersi il merito di aver fermato il conflitto senza doversi immischiare troppo nei negoziati sul rispetto dei confini tra i due paesi”.  Ma anche i funzionari del ministero della Sicurezza cinese, che portano avanti i colloqui segretissimi, avrebbero ormai capito che “trattare con la Russia diventa ogni giorno più difficile”. La Cina di Xi ha bisogno di successi diplomatici internazionali, rapidi e ben visibili (come quello tra Arabia Saudita e Iran): Mosca potrebbe essere il suo peggior nemico.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.