Divisioni interne

La nuova guardia nazionale israeliana è un problema

Cecilia Sala

Dopo al Aqsa, il capo della polizia è preoccupato che eventi simili in futuro possano degenerare in qualcosa di peggio se ci sarà sul campo la nuova guardia nazionale che è stata promessa al ministro Ben Gvir. Assomiglia molto a un milizia privata politicizzata, se verrà approvata così com'è "assisteremo alla deflagrazione delle forze dell’ordine israeliane dall’interno”

Nella notte tra martedì e mercoledì alcuni giovani a volto coperto si sono barricati dentro la moschea di al Aqsa in cima al Monte del Tempio con mazze, fuochi d’artificio e pietre. Si sono chiusi all’interno e non lasciavano uscire gli altri fedeli musulmani che erano andati a pregare e non avevano alcuna intenzione di partecipare a un’azione di guerriglia urbana. Da fuori, la polizia israeliana ha chiesto agli uomini mascherati di riaprire le porte e lasciare l’edificio. I giovani a volto coperto si sono rifiutati di farlo, i poliziotti sono entrati sfondando e dall’interno hanno cominciato a sparare i fuochi d’artificio ad altezza del volto contro di loro. Gli scontri successivi sono stati violenti e nelle immagini si vedono i manganelli dentro una moschea, nel periodo di ramadan. I poliziotti credevano che il gruppo avesse intenzione di aggredire gli ebrei che visitano il monte alla vigilia di Pasqua. Ieri all’alba dalla Striscia di Gaza sono cominciati a piovere razzi su Israele “per vendicare l’oltraggio di al Aqsa” che sono stati intercettati quasi tutti, non ci sono feriti ma un magazzino è andato in fiamme in un’area industriale. Oltre ai razzi Hamas ha lanciato un appello ai palestinesi perché andassero ad al Aqsa a ricominciare la guerriglia con i poliziotti israeliani, il gruppo Jihad islamico ha fatto lo stesso. In tutto questo il capo di quei poliziotti, Kobi Shabtai, ha anche un altro problema: è preoccupato che eventi simili in futuro possano degenerare in qualcosa di peggio se verrà a mancare la compattezza e il coordinamento delle forze dell’ordine e se la nuova guardia nazionale che il premier Benjamin Netanyahu ha promesso al suo ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir non verrà posta sotto il proprio controllo. Shabtai ha detto che se la guardia nazionale sarà una milizia autonoma che risponde solo al ministro e non alla polizia: “Noi assisteremo alla deflagrazione delle forze dell’ordine israeliane dall’interno”. Poi, parlando al Collegio della Galilea occidentale, è entrato più nel dettaglio: “Scollegare (la guardia nazionale) dal comando della polizia sarebbe un pericolo per la sicurezza personale dei cittadini, uno spreco di risorse e la causa di problemi sia a livello di formazione delle forze che nell’ambito del loro funzionamento operativo sul campo. La guardia nazionale deve far parte della polizia ed essere subordinata agli ordini secondo la normale catena di comando”. Ma per come è scritta la proposta oggi, la guardia nazionale viene presentata come un corpo concorrente alla polizia. Una guardia nazionale in Israele esiste già però è piccola e sguarnita e per questo la si usa poco, non ci sono tempi certi sulla costituzione della nuova e secondo gli analisti ci vorranno alcuni mesi, il timore è che – visto che i duemila agenti sono quasi tutti ancora da reclutare – considerando le circostanze per quei ruoli si presenteranno solo uomini e donne che sono dei sostenitori militanti dell’ultradestra di Ben Gvir. 

 

La parlamentare Tali Gottlieb del partito Likud di Netanyahu due giorni fa ha detto che è fondamentale che il nuovo corpo non risponda direttamente a un ministro. Una milizia che risponde direttamente a un leader politico ha solo pessimi precedenti nella storia recente e nel presente, e sarebbe eccezionale in un paese democratico. Questa in particolare rischierebbe di avere una forte connotazione ideologica considerati i presupposti per il reclutamento dei suoi membri. Oltre all’attuale capo della polizia, sono stati parecchi gli ex alti ufficiali delle forze dell’ordine israeliane a pregare il governo di rivedere la promessa fatta al ministro della Sicurezza: l’ex capo della polizia Moshe Karadi ha detto alla stampa che le milizie sostanzialmente private sono ciò con cui un tipo di politici di cui è meglio non fidarsi normalmente si prepara a eventi “tipo un colpo di stato”. Già la settimana scorsa Shabtai aveva spedito una lettera a Ben Gvir dove c’era scritto che se non rinunciava al controllo personale e diretto sulla milizia, avrebbe portato il “caos” negli apparati di sicurezza con “conseguenze disastrose”. Per ora il ministo non cede.