L'arte del fake

Trump è risorto con una foto falsa: il non-arresto e la disinformazione vendicativa

Paola Peduzzi

L'ex presidente americano affina i mezzi della vendetta e ne raccoglie i frutti grazie agli strumenti della cosiddetta “guerra ibrida”, fatta anche di destabilizzazione

Milano. Molti pensano che Donald Trump sia stato arrestato: hanno visto le foto. Molti pensano che Donald Trump non sia ancora stato arrestato, ma che lo sarà presto: lo ha detto lui stesso, indicando il giorno preciso – il 21 marzo scorso, che è anche il giorno in cui sono circolate le foto dell’ex presidente americano che resiste alle forze dell’ordine che lo trascinano verso la galera. Molti pensano che Donald Trump non sia ancora stato arrestato, ma che lo sarà se non saranno loro stessi a impedirlo: gliel’ha chiesto Trump di mobilitarsi in sua difesa, di evitare che i liberal utilizzino di nuovo mezzi scorretti – i brogli, le  inchieste pretestuose – per vietargli di compiere il suo destino, che è quello di guidare l’America e di farla tornare grande. Molti pensano che sia necessario difendere la democrazia americana dall’assalto del Partito democratico che ha occupato illegalmente il palazzo – che fu assaltato e saccheggiato il 6 gennaio del 2021 con lo stesso presupposto – restaurando il potere trumpiano: “Rieleggetemi e sarete vendicati”, ha dichiarato l’ex presidente alla fine della settimana  in cui ha annunciato il suo arresto imminente, ha demolito il procuratore di Manhattan Alvin Bragg, ha detto di volersi presentare in manette davanti ai cronisti per ostentare l’oltraggio subìto, e ha parlato a Waco, in Texas, a un suo comizio, a piede naturalmente libero. 

 

Trump non è stato arrestato, la giuria che avrebbe dovuto decidere dell’accusa di aver utilizzato 130 mila dollari della campagna elettorale del 2016 per comprarsi il silenzio della pornostar Stormy Daniels (soldi utilizzati malissimo tra l’altro, visto che sappiamo, in seguito ai racconti della Daniels, che hanno avuto un unico rapporto sessuale non protetto nel 2006, che lei lo ha sculacciato con una rivista sulla cui copertina c’era il volto di Trump, che hanno visto un documentario sugli squali e Trump è terrorizzato dagli squali, che lei gli ricordava la figlia Ivanka) non si è riunita e non lo farà fino alla fine di aprile, il procuratore Bragg è tra quelli più scettici sulla solidità di questo caso, e se anche Trump dovesse essere arrestato, nessuno andrebbe a trascinarlo fuori da casa sua in manette. Ma nel frattempo, l’intelligenza artificiale ha prodotto le immagini dell’arresto; il governatore della Florida nonché possibile rivale di Trump alle primarie repubblicane, Ron DeSantis, ha detto che è in corso una caccia alle streghe contro l’ex presidente e ha valutato l’ipotesi di mobilitare la Guardia nazionale per proteggerlo a Mar-a-Lago; il tribunale di New York è stato transennato e le forze dell’ordine sono state messe a guardia dell’edificio per precauzione; il mondo trumpiano si è risvegliato per difendere il suo paladino e parte di esso è andato sotto il sole impietoso di Waco ad ascoltarlo e ad applaudirlo e a partecipare alla costruzione della sua vendetta, nel giorno del trentesimo anniversario della strage dei davidiani nel ranch sulla collina di Mount Carmel, una delle vicende più tragiche e controverse della storia recente americana; soprattutto: Trump è risorto.

 

Dopo le elezioni di metà mandato, nel novembre dello scorso anno, quando i candidati selezionati dall’ex presidente erano andati molto meno bene del previsto e l’onda rossa repubblican-trumpiana non c’era stata, per la prima volta Trump era sembrato molto indebolito. Qualche tempo dopo, aveva annunciato la sua candidatura alle primarie del prossimo anno, ma i suoi toni incendiari avevano fatto  meno clamore del solito, la sua emittente di riferimento, Fox News, stava già coccolando con convinzione DeSantis, il Partito repubblicano, da sempre complice del trumpismo, aveva iniziato a fare i calcoli senza di lui. La sua presa si sentiva ancora, soprattutto al Congresso, dove si muovono i suoi fedelissimi che hanno costretto il nuovo speaker Kevin McCarthy a dare loro qualche presidenza di commissione in cambio della sua elezione, ma la non-vittoria elettorale aveva cominciato a dare una forma al post trumpismo, nell’unico posto in cui questa forma può essere data, cioè dentro il Partito repubblicano. Poi è arrivato il messaggio di Trump su Truth Social: mi arrestano martedì, scendete in piazza a difendermi. E il non-arresto è diventato un caso perfetto di disinformazione, con le immagini false, le manette invocate, i bot, i sostenitori reali, gli appuntamenti per la mobilitazione, il rigurgito del 6 gennaio: Trump ha ripreso la regia della sua sceneggiatura preferita, quella della vendetta. Sta andando tutto secondo i suoi piani: secondo alcune rilevazioni, ha ripreso quota nelle preferenze degli elettori, ha aumentato il suo distacco su Ron DeSantis, ha fatto riconsiderare ai repubblicani l’idea di scaricarlo, ha dimostrato di essere ancora lui, sempre lui, il cavallo vincente.

 

Fox News lo ha invitato, dopo mesi, per un’intervista con Sean Hannity, trasmessa in due puntate, di cui la seconda dedicata alle questioni internazionali: Trump ha detto che sotto la sua presidenza i cinesi non si sarebbero mai permessi di mandare palloni-spia nei cieli americani (lo hanno fatto), che potrebbe risolvere la guerra contro l’Ucraina in ventiquattro ore e anzi lo farà prima ancora di insediarsi se dovesse essere eletto, che ha abolito la Nato (intendeva il Nafta), e che tutti, compreso Vladimir Putin, hanno sempre avuto troppa paura di lui per fare cose che lo avrebbero deluso. Trump è risorto grazie agli strumenti della cosiddetta “guerra ibrida”, fatta di disinformazione e destabilizzazione, la stessa che Putin vuole portare avanti a tempo indeterminato, perché la guerra militare non la riesce a vincere, quella ibrida la sa combattere invece, proprio come Trump, molto bene.
 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi