al passo con Kyiv
Il piano dell'Ue per rifornire l'Ucraina di munizioni e la clausola “buy European” di Macron
Josep Borrell ha un progetto europeo in tre punti per sostenere il paese invaso. Ma Francia e Germania sono in affanno strategico e riluttanti a svuotare gli arsenali
Bruxelles. L’Unione europea lunedì vuole lanciare un piano per fornire in un anno un milione di munizioni calibro 155 mm all’Ucraina per poter continuare a difendersi dall’aggressione della Russia. L’annuncio di un accordo politico su un piano presentato dall’Alto rappresentante, Josep Borrell, che prevede anche acquisti congiunti di armi da parte dell’Ue sarà fatto alla riunione congiunta dei ministri degli Esteri e della Difesa lunedì. Ma alcune divisioni tra i ventisette e i piccoli calcoli politici di alcuni stati membri stanno complicando e rallentando il Lend-Lease act dell’Ue. Come accaduto con altri sistemi di armamenti – ieri Slovacchia e Polonia hanno annunciato il trasferimento dei loro Mig a Kyiv – a causa di indecisioni ed errori di calcolo, l’Ue è ancora costretta a continuare a inseguire il ritmo della guerra.
Il Lend-Lease era il programma lanciato dal presidente Franklin Delano Roosevelt durante la Seconda guerra mondiale per fornire a Regno Unito, Unione sovietica e gli altri alleati armi, petrolio e cibo. L’aiuto era concesso gratuitamente perché essenziale per la difesa degli Stati Uniti. Gli alleati occidentali dell’Ucraina hanno cercato di replicare il Lend-Lease dall’inizio della guerra russa. Ma contrariamente all’America degli anni Quaranta non hanno pianificato un aumento della produzione di armi.
“Il calcolo iniziale era di una guerra rapida condotta con armi ad alta tecnologia. Invece abbiamo una guerra di attrito destinata a durare”, ammette al Foglio un funzionario dell’Ue. Il problema degli arsenali che si svuotano rapidamente era già stato individuato nella primavera del 2022. Ma le promesse di Emmanuel Macron di passare a un’economia di guerra non si sono realizzate. Sulle munizioni per l’artiglieria la situazione è diventata critica. Secondo un documento dell’Ue, la Russia spara “tra 20 e 50 mila colpi di artiglieria al giorno” contro “tra 4 e 7 mila” dell’Ucraina. L’esercito di Kyiv è costretto a centellinare, ma sta usando munizioni “più rapidamente di quanto i partner dell’Ucraina possano produrre e rifornire”. Secondo le stime dell’Ue, l’Ucraina ha bisogno di almeno 357 mila proiettili 155 mm al mese. L’industria europea attualmente è in grado di produrne 450 mila l’anno.
Il piano di Borrell si articola su tre punti: trasferire gli stock attuali di munizioni all’Ucraina; acquisti congiunti per ripianare gli stock e continuare a rifornire Kyiv; incoraggiare l’industria della difesa a incrementare in modo significativo la produzione (a Bruxelles si parla di “sette volte”). Ma alcuni stati membri sono reticenti a svuotare i loro arsenali senza la garanzia di riempirli rapidamente. La Germania ha deciso di procedere ad acquisti per conto suo, invece di ricorrere ad appalti attraverso l’Agenzia di difesa europea (Eda). Ci sono considerazioni di interesse nazionale: Berlino ha offerto agli altri paesi di aggregarsi, riaprendo contratti già firmati con l’industria tedesca.
La Francia vuole imporre una clausola “Buy european” agli acquisti comuni, per non favorire l’industria americana e servire il progetto di “sovranità europea” di Macron. Le trattative sui dettagli del piano Borrell sono ancora in corso. Il compromesso dovrebbe permettere sia appalti congiunti dell’Eda sia acquisti pilotati da un singolo paese a cui dovranno partecipare almeno tre stati membri. Il braccio di ferro sul “Buy european” rischia di essere più difficile da risolvere. Con lo strumento finanziario della Peace Facility, l’Ue metterà a disposizione un miliardo per rimborsare le munizioni prese dagli stock nazionali e un altro miliardo per gli acquisti congiunti. Borrell proporrà di stanziare altri 3,5 miliardi per la Peace Facility.
L'attitudine di Francia e Germania è criticata dai paesi in prima linea per sostenere l’Ucraina. In Europa “anche se si aumentasse la produzione, non saremmo in grado di fornire all’Ucraina tutto ciò di cui ha bisogno”, spiega un diplomatico: “L’obiettivo deve essere aiutare l’Ucraina, non la politica industriale. Se necessario, dobbiamo comprare fuori dall’Ue”. Inoltre, “anche firmando domani un contratto, le munizioni non arriveranno dopodomani”. All’Ucraina servono non solo munizioni, ma anche missili e armi di ogni tipo. Un altro passo è stato fatto da Polonia e Slovacchia, con la fornitura rispettivamente di 4 e 13 Mig-29. Altri paesi europei hanno vecchi caccia di produzione sovietica. La Francia continua a dire di non avere “tabù”. Ma ogni altro giorno perso ha un costo per l’Ucraina.
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