Foto di Michael Sohn, AP Photo, via LaPresse 

La mediazione dell'economista

In Germania Verdi e Liberali si scontrano sulle caldaie. Ecco chi farà da arbitro

Daniel Mosseri

Grünen e Fdp litigano sul futuro del riscaldamento a gas e gasolio. Contro il provvedimento del ministro dell'Economia e leader ambientalista Habeck, che vuole abolirlo, anche l'accademica Veronika Grimm, consulente del governo, che ha proposto una nuova tassazione delle emissioni

Berlino. In politica estera, i Verdi e i Liberali tedeschi sono compatti e anzi, come due rimorchiatori, trascinano in direzione dell’atlantismo una Spd più grande ma anche più lenta o a volte poco entusiasta quando si tratta di dare il massimo appoggio a Kyiv. Ma in politica interna, leggi in economia ed energia, i Grünen e la Fdp mantengono le loro differenze. Ieri in materia di prolungamento della vita delle centrali nucleari tedesche – e lo scontro fu risolto con un atto d’imperio del cancelliere Olaf Scholz – oggi sul futuro delle caldaie.

Le nuove polemiche sono nate dopo che, dal ministero dell’Economia del vicecancelliere e leader ambientalista Robert Habeck, sono filtrati i dettagli del nuovo piano per abolire le caldaie domestiche a gas e a gasolio. Il progetto riguarda solo quelle delle abitazioni di nuova costruzione (dal 2024) e dispone che almeno il 65 per cento dell’energia prodotta per scaldarle provenga da fonti rinnovabili. Un benservito indiretto alle vecchie caldaie e, nell’ottica dei Liberali, un nuovo strapazzo per l’economia nazionale. 

Alla Fdp del ministro delle Finanze Christian Lindner va già giù molto male l’imminente chiusura definitiva delle due ultime centrali nucleari tedesche. E mentre l’Europa va in pressing anche sulle automobili con il motore a scoppio, l’irritazione del partito tradizionalmente più vicino agli industriali di Germania, cresce. Così mentre Lindner ha chiesto all’Ue di permettere l’immatricolazione dopo il 2035 almeno delle auto alimentate a ecocarburanti, dall’altra tutto il partito è sceso in campo contro il progetto ammazza-caldaie di Habeck.

Intervistato da Welt TV, il segretario generale della Fdp, Bija Djir-Sarai, ha scandito: “Per i Liberali questa non è una politica energetica sensata, ma un intestardimento ideologico che procurerà un danno folle al paese”. E poi l’affondo: “Chiedo al ministro dell’Economia di rappresentare finalmente gli interessi generali invece di condurre una politica di partito”. Critiche al progetto di Habeck sono arrivate anche dalla Zdh, l’Associazione centrale degli artigiani (e degli edili e commercianti) tedeschi. “Prima che certe tecnologie siano vietate, è meglio portare avanti la ristrutturazione energetica degli edifici e rendere possibili soluzioni individuali per ogni casa”, ha osservato il numero uno delle Zdh, Holger Schwannecke, rivolto a Zdf. Per voce del suo presidente Lerd Gansberg l’associazione dei Comuni (DStGB) ha parlato di piani “irrealistici” perché da un lato mancano i lavoratori qualificati per installare pompe di calore al posto delle caldaie e dall’altro l’infrastruttura di rete per distribuire l’energia necessaria ad alimentare le pompe non c’è. Per l’Associazione delle aziende municipalizzate Vku, infine, il piano di Habeck “non è fattibile” e le regole previste hanno completamente superato la realtà. 

Al coro, prevedibile, di bocciature da parte dei diretti interessati questa volta si sono unite anche voci terze. Come quella di Veronika Grimm, titolare della cattedra di Teoria economica all’Università di Erlangen-Norimberga. Proibire il riscaldamento a gas “in generale è sbagliato”, ha detto rivolta alla Süddeutsche e il governo “rischia di spararsi su un piede”. Grimm non è un’economista qualunque: una vita dedicata all’energia, dal 2020 l’accademica fa parte del Consiglio di esperti economici della Germania, il gruppo di saggi consultato dal governo in materia di fiscalità e sviluppo.

Con grande soddisfazione della Fdp, la ricetta di Grimm si basa sulla neutralità tecnologica anziché su di un atto del legislatore. L’accademica ha suggerito di aumentare il prezzo, ossia di tassare, le emissioni di CO2 prodotte dai riscaldatori alimentati a combustibile fossile e di accelerare allo stesso tempo la moltiplicazione delle fonti rinnovabili come solare ed eolico. A occuparsi della transizione dalle caldaie a gasolio agli impianti più sostenibili, allora, non sarà un disegno di legge del governo ma il mercato.

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