Gabriel Boric (LaPresse) 

editoriali

La rivoluzione cilena bocciata dai cileni

Quanto è impopolare Boric, il presidente giovane tanto amato dalle sinistre

Gabriel Boric si è insediato a marzo scorso come presidente del Cile e la sua vittoria era stata l’incoronazione di un lungo periodo semi rivoluzionario iniziato con le manifestazioni di Santiago a ottobre 2019. La protesta era cominciata per un aumento del prezzo del biglietto della metropolitana, si era trasformata in una lotta contro il sistema pensionistico privato e, nell’arco di poche ore, era diventata – per estensione – una protesta contro il capitalismo (nel paese con il reddito pro capite più alto di tutta l’America latina). Tra gli slogan della piazza c’era anche  altro, come la fine dell’impunità e dei privilegi dei militari (gli unici ad avere la pensione garantita), ma la questione economica era quella prevalente. Boric ha vinto su quell’onda e  con i voti di quei manifestanti.  Era stato festeggiato – con grande entusiasmo della sinistra italiana – come il presidente più giovane e più di sinistra della storia del Cile democratico dominata dai partiti moderati. Era la rivincita di un ex leader del movimento studentesco, alleato del partito comunista e delle minoranze indigene contro “il neoliberismo”.

   

Un anno dopo ha scontentato quasi tutti. Il 70 per cento  dei cileni si dice deluso. Per indigeni, anarchici e socialisti è  troppo moderato e la comunità  mapuche la cui bandiera era protagonista nella piazza della protesta, di recente ha accolto la ministra dell’Interno del governo Boric sparando in aria e mettendola in fuga. I cileni, dopo aver votato in massa per abolire la vecchia Costituzione durante il periodo delle manifestazioni, a settembre hanno votato anche contro la proposta di  una nuova perché utopica (prevedeva  la casa gratis). “Non è un pezzo di carta a poter garantire il benessere”, aveva detto un elettore all’uscita dal seggio. I parlamentari hanno bocciato la riforma fiscale che prevedeva nuove tasse pari al 3,6 per cento del pil per finanziare le promesse elettorali del presidente. E  Boric ha conquistato un nuovo primato: il suo tasso di approvazione nel primo anno di presidenza è il  più basso  della storia del Cile democratico, il 35 per cento.

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