Editoriali
Tre intellettuali israeliani denunciano la riforma dei poteri di Netanyahu
La preoccupazione per l'indipendenza della magistratura. "Oggi proteggere il paese significa anche difenderlo da una leadership politica che sta minando la coesione della nostra società e il suo ethos democratico", scrivono Yossi Klein Halevy, Daniel Gordis e Matti Friedman
"Scriviamo con un senso di angoscia e ansia per il futuro del nostro paese. Tutti noi ci siamo trasferiti in Israele dal Nord America e abbiamo cresciuto i nostri figli qui. Abbiamo spiegato e difeso Israele contro la campagna di distorsioni che cerca di trasformare lo stato ebraico in un paria e continueremo a farlo con orgoglio. Oggi, però, proteggere Israele significa anche difenderlo da una leadership politica che sta minando la coesione della nostra società e il suo ethos democratico, le fondamenta della storia di successo israeliana”. Così in una lettera aperta agli ebrei americani Yossi Klein Halevy, Daniel Gordis e Matti Friedman, tre fra i maggiori intellettuali israeliani arrivati dagli Stati Uniti.
Nessuno di noi è un allarmista, scrivono, di quelli che aizzano ogni giorno il pericolo “fascismo”, ma sono preoccupati per la riforma dell’indipendenza della magistratura, “un cambiamento radicale che avvicinerebbe il sistema di governo israeliano non agli Stati Uniti e al Canada, ma all’Ungheria e alla Turchia”. E concludono: “Noi e le nostre famiglie, insieme a molte decine di migliaia di altri israeliani, siamo in piazza ogni settimana chiedendo al governo di porre fine alla sua guerra contro i nostri valori e le nostre istituzioni democratiche”. Non si ferma un giorno il dibattito in Israele sulla riforma prospettata dal governo di Benjamin Netanyahu. La lettera dei tre è tanto più importante da ascoltare perché, scomparsi Amos Oz e Abraham Yehoshua e considerando quella fiera durezza che ha sempre consentito allo stato ebraico di sopravvivere a ogni ondata terroristica, Israele ha sempre meno un milieu intellettuale che sappia costruire ponti con le democrazie occidentali. Il pluralismo è uno dei vanti d’Israele. E va difeso.
L'editoriale dell'elefantino