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editoriali

Il tour sudamericano di Scholz è in salita

Redazione

Tra Brasile, Argentina e Cile il cancelliere tedesco è andato a sfidare il predominio cinese nell’approvvigionamento di litio e altre Terre rare, anche per conto dell’Europa. Si è trovato però nel mezzo dei commenti putiniani di Lula

Olaf Scholz è in Sudamerica per portare avanti una ambiziosa agenda al tempo stesso economica, ecologica e geopolitica. Argentina e Cile, seconda e terza tappa del viaggio, sono infatti due dei paesi del “triangolo sudamericano del litio”, dove il cancelliere tedesco anche per conto dell’Europa è andato a sfidare il predominio cinese nell’approvvigionamento di questa materia prima indispensabile per le batterie. Ma ha parlato anche di eolico, solare, idroelettrico, idrogeno verde, gas argentino e rame cileno, oltre che dell’accordo commerciale Ue-Mercosur.

 

Nella chiave di un governo dove hanno un ruolo importante i Verdi vanno anche 200 milioni di euro al Brasile per la tutela dell’Amazzonia. Col Brasile c’è però anche l’interesse comune a diventare membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Nel reiterare con Scholz questa richiesta in conferenza stampa congiunta Lula ha proposto un “club” con Cina, India e Indonesia per provare una mediazione tra Russia e Ucraina, che prefigura appunto questo allargamento del Consiglio di Sicurezza, al quale ha invitato a unirsi anche la Germania: cosa su cui si è subito buttata a pesce l’AfD, partito tedesco che è più a destra dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro e notoriamente putiniano. Il punto è che sia Brasile sia Argentina e Cile hanno escluso di poter dare forniture militari all’Ucraina, ma mentre il cileno Boric, con più calore, e l’argentino Fernández esprimono appoggio a Kyiv, Lula in conferenza stampa con Scholz ha segnato un chiaro momento di tensione quando ha detto che, sì, la Russia “ha fatto un errore a invadere un altro paese”, ma “quando uno non vuole, due non litigano”. “Come te e Bolsonaro?”, avrebbe potuto essere una risposta sarcastica. Più diplomaticamente, il cancelliere ha ribadito con forza che il conflitto è stato provocato “da una violazione flagrante del diritto internazionale”.