Il banchiere-spia che ha salvato la capitale ucraina dall'assalto russo è stato poi ucciso dall'Sbu come un traditore. Ma chi si sentiva davvero tradito, Kyiv o Mosca? Una morte tra due mondi a partire da una foto
Nella foto dei primi colloqui tra le delegazioni di Russia e Ucraina qualche giorno dopo l’inizio dell’invasione, spunta un uomo: l’unico del gruppo ucraino in giacca e cravatta, seduto in fondo, calvo. Era il volto meno riconoscibile tra il ministro della Difesa, Oleksii Reznikov, il consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak, e il capo del partito Servitore del popolo, David Arakhamia, che aveva attirato l’attenzione per essersi presentato con un cappellino da baseball in testa. Quell’uomo sulllo sfondo era la persona che a quel tavolo sapeva più di tutti, ucraini e russi. Era Denis Kireev, banchiere, molto noto nel mondo della finanza, ben introdotto tanto a Mosca quanto a Kyiv. Era stato Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, a chiedergli di partecipare ai colloqui perché si fidava di lui e sapeva che conosceva due membri della delegazione russa. Kireev tentennò, ma per amore di patria decise di andare.
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