Foto Epa, via Ansa

Le mille luci dell'Ucraina

Paola Peduzzi

L'Occidente al buio e al freddo poi non c'è restato, l'Ucraina sì: il buio e il freddo sono la conseguenza dell’assalto dell’esercito russo, sono pianificati da Mosca perché durino

Il prezzo del gas è rimasto quello che c’era prima che Vladimir Putin aggredisse l’Ucraina e l’unico paese a rimanere al buio e al freddo a causa della guerra è appunto l’Ucraina. Oggi sono dieci mesi esatti dal 24 febbraio dell’invasione e l’apocalisse energetica che abbiamo temuto in Europa non c’è stata: non possiamo certo dire che la compensazione delle risorse russe sia a buon mercato e anzi dobbiamo dire che la stabilizzazione del prezzo si è avuta grazie a virtuosismi nei risparmi energetici (delle aziende e delle famiglie), a investimenti costosi  in altre fonti energetiche e pure al clima che è stato per buona parte di questi mesi clemente (ora non più). Qui da noi s’intende, perché appunto l’Ucraina di scelte non ne ha: il buio e il freddo sono la conseguenza dell’assalto dell’esercito russo, sono pianificati da Mosca perché durino. Alcune famiglie ucraine si stanno ricongiungendo per il Natale: una mamma ieri è andata alla stazione a prendere i suoi due figli, nella foto hanno tutti gli occhi che luccicano, lei dice che quella è l’unica luce che possono permettersi, ma sconfigge la lontananza. Questa è la differenza gigantesca nel fronte unito delle democrazie contro Putin.

   

Gli ucraini non possono scegliere, possono solo combattere e resistere, e al buio e al freddo ci sono rimasti soltanto loro. I cosiddetti pacifisti hanno ripetuto per mesi che la resistenza ucraina costava troppo e provocava troppo la Russia, che gli ucraini avrebbero dovuto arrendersi e negoziare frettolosamente con Putin, ammaccato dalle sanzioni ma non piegato, perché il prezzo della guerra sarebbe diventato insostenibile, e noi non avremmo avuto le risorse per sostenerlo. I cosiddetti pacifisti vedono soltanto i costi nostri, che naturalmente ci sono e ci saranno (e saranno alti non perché noi aiutiamo gli ucraini, ma perché Putin distrugge l’Ucraina), e quelli degli ucraini sono costi della guerra, inevitabili, dicono, quando si è dentro un conflitto: non fanno mai i calcoli di quel che accadrebbe se smettessimo di combattere insieme a Kyiv.

 

Lo ha fatto Anne Applebaum sull’Atlantic in un articolo asciutto e precisissimo: “Proviamo a immaginare per un attimo – scrive – un mondo senza il coraggio degli ucraini, senza le armi degli americani e degli europei, senza l’unità e il sostegno delle democrazie di tutto il mondo”. Ecco come sarebbe, il mondo dei cosiddetti pacifisti: la famiglia Zelensky sarebbe morta, gli emissari di Mosca avrebbero già scelto i loro appartamenti a Kyiv, il paese sarebbe stato conquistato e per gli ucraini sopravvissuti ci sarebbero state campi di concentramento, camere di tortura, galere, per i morti le fosse comuni. Non serve fare sforzi immaginativi distopici: dove i russi sono passati, questo è quello che è successo, come dimostra, se ancora c’è bisogno di prove dell’orrore, la ricostruzione del New York Times di come si è sfogata la ferocia russa sulla strada principale di Bucha. La conquista dell’Ucraina non avrebbe poi saziato l’espansionismo di Putin, che alle porte della Nato e dell’Europa avrebbe alzato la posta e l’aggressività, e i suoi alleati, gli altri regimi, si sarebbero sentiti liberi di procedere alle loro conquiste e di ricorrere alla propria brutalità.

 

Questo è il calcolo che i cosiddetti pacifisti non fanno: il costo dell’inerzia e dell’impunità. Così come non contano il costo umano di essere sul campo di battaglia, di essere il paese, l’esercito, il popolo che ci difende tutti quanti. Nel giro di pochi giorni Zelensky è stato sul fronte dove si muore per l’attacco russo, a Bakhmut, e sul fronte dove si sostiene la resistenza ucraina e quindi la sicurezza di tutti, a Washington. In entrambe le visite, il presidente ucraino ha parlato della luce, quella che non c’è in Ucraina ma che c’è dentro gli ucraini, la luce della fiducia in loro stessi e nella vittoria. Gli alberi di Natale di molte città occidentali si sono spenti in solidarietà con l’Ucraina, in un gesto simbolico potente, ma ancora una volta: per noi il buio è un attimo, per gli ucraini è il piano mortifero della Russia, come il freddo e la distruzione. Restano, per fortuna di tutti noi, gli occhi dell’Ucraina che luccicano.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi