editoriali
L'Unione europea ignora gli sbarchi nel Mediterraneo
Per il nuovo Patto sulla migrazione il problema per l’Italia si chiama Orbán. A Bruxelles, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha chiesto più ricollocamenti e solidarietà. Una parola incompatibile con il premier ungherese
I ministri dell’Interno dell’Unione europea ieri hanno dedicato poco meno di mezz’ora di discussione al tema delle migrazioni attraverso il Mediterraneo centrale. Tutti sono con il fiato sospeso sul destino della nave Geo Barents e si chiedono se il governo di Giorgia Meloni consentirà lo sbarco dei naufraghi a bordo raccolti negli ultimi giorni. L’Ue vuole evitare che si ripeta lo scontro che si è animato sulla Ocean Viking. La riunione straordinaria del Consiglio Affari interni della scorsa settimana ha permesso di calmare la tensione tra l’Italia e la Francia, malgrado il fatto che il piano d’azione per il Mediterraneo centrale presentato dalla Commissione non contenga nulla di nuovo. Gli sbarchi in Italia non sono considerati una priorità dagli altri stati membri. Anzi. Per molti paesi europei il governo italiano è colpevole di ipocrisia, dato che fa poco o nulla per fermare i movimenti secondari dei migranti o per riprendersi quelli che sono fuggiti in altri paesi (i cosiddetti “dublinanti). Inoltre, la pressione sul sistema d’asilo è di gran lunga inferiore rispetto a quella che subiscono i paesi del nord.
In vista del Consiglio Affari interni di ieri, un gruppo di paesi nordici – Belgio, Francia, Germania, Austria, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Svizzera e la presidenza ceca dell’Ue – si è riunito mercoledì a Bruxelles con la commissaria Ylva Johansson per denunciare il lassismo dell’Italia sui movimenti secondari. Non a caso il gruppo si è ribattezzato “Dublino”, dal nome del famoso regolamento contestato dall’Italia e dai paesi di primo ingresso, che l’Ue dovrebbe riformare con un nuovo Patto su migrazione e asilo. Nel 2022 nel solo Belgio sono arrivati 2.424 migranti che erano stati precedentemente registrati in Italia. In termini di richieste di asilo rispetto alla popolazione, l’Italia è al sedicesimo posto nell’Ue, mentre il Belgio si trova al sesto posto. “Ciò che fa l’Italia è totalmente inaccettabile”, ha detto il ministro belga per le migrazioni, Nicole de Moor, accusando Roma di aver sospeso le regole europee rifiutando di riprendersi i “dublinanti”.
Altri paesi hanno altre emergenze migratorie da gestire. L’Austria ha messo il veto all’ingresso di Bulgaria e Romania in Schengen per la pressione migratoria sulla rotta dei Balcani, che si è accentuata in modo molto più significativo rispetto al Mediterraneo centrale. Il governo di Vienna sta cercando di rassicurare l’opinione pubblica tenendo la linea dura con Bulgaria e Romania, dopo che negli ultimi mesi le richieste di protezione internazionale in Austria hanno costantemente superato quelle presentate in Italia. Nel frattempo, Germania e Polonia sono alle prese con la prospettiva di un’ondata di rifugiati dall’Ucraina. Secondo alcune stime, i bombardamenti di Vladimir Putin sulle infrastrutture civili per lasciare i civili al freddo e al buio durante l’inverno potrebbero spingere tra i 5 e i 10 milioni di ucraini verso l’Unione europea, dove possono ottenere la protezione temporanea. Al Consiglio di ieri la Germania ha chiesto solidarietà agli altri stati membri sotto forma di coordinamento sulla distribuzione dei rifugiati ucraini, perché i paesi del sud subiscono una pressione di gran lunga inferiore a quelli del nord.
Il disinteresse dell’Ue per gli sbarchi nel Mediterraneo centrale può essere un male per l’Italia. Ma può servire al governo di Giorgia Meloni a chiarirsi le idee su quale linea seguire a Bruxelles. La presidente del Consiglio continua a dire di essere contraria ai ricollocamenti di migranti, previsti dal nuovo Patto su migrazione e asilo che gli stati membri stanno negoziando. “Bisogna passare dal tema ridistribuzione, che non risolve il problema, al tema: difendiamo i confini esterni dell’Ue e fermiamo l’immigrazione illegale”, ha spiegato Giorgia Meloni martedì a Tirana. E’ la stessa linea del premier ungherese Viktor Orbán. Ma quello che chiede il suo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a Bruxelles sono più ricollocamenti con la richiesta di solidarietà. Orbán e solidarietà sono incompatibili. E’ il premier ungherese che blocca il nuovo Patto su migrazione e asilo contro gli interessi dell’Italia.
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