il voto ad astana

Il nuovo corso del Kazakistan di Tokaev

Davide Cancarini

Il successore di Nazarbaev ha ottenuto un nuovo mandato che sancisce il consolidamento del potere autoritario. La sfida economica e geopolitica

Le elezioni presidenziali anticipate che si sono tenute domenica in Kazakistan hanno sancito il  consolidamento del potere autoritario di  Qasim-Jomart Tokaev. Trionfatore con oltre l’80 per cento delle preferenze, a fronte di un’affluenza più bassa delle precedenti votazioni e in assenza di proteste grazie alla repressione preventiva, il successore di Nazarbaev ha ottenuto un nuovo mandato che, stando alle recenti modifiche costituzionali, sarà di sette anni e  non rinnovabile. Le elezioni anticipate erano state indette da Tokaev nei mesi scorsi, in modo da ottenere un mandato forte e poter implementare alcune riforme incisive. In un 2022 finora molto turbolento, per Tokaev si apre adesso  una sfida notevole. Lasciando da parte la sfera politica interna, rispetto alla quale difficilmente si registreranno aperture in senso democratico, la partita sarà soprattutto economica. Il costo della vita in Kazakistan sta aumentando, a causa anche del grande afflusso di cittadini russi in fuga dalle sanzioni e dall’arruolamento forzato, rendendo i margini di manovra ristretti. Il processo di rimozione delle figure più vicine a Nazarbaev dai gangli economici sembra essere giunto a conclusione, ma il tentativo di affermare un modello più liberale e meno legato all’intervento dello stato o all’esportazione di materie prime potrebbe comunque causare tensioni tra le personalità che hanno favorito l’ascesa di Tokaev. 

 

Sul fronte geopolitico, la sfida sarà quella di trovare nuovi partner senza causare una  rottura troppo drastica con la Russia, fino all’invasione dell’Ucraina alleato di ferro del Kazakistan. I potenziali partner alternativi non mancano. Oltre all’ormai più che consolidato ruolo della Cina nella regione, si stanno muovendo diplomaticamente anche altri attori, tra cui l’Unione europea, con Charles Michel prima e Josep Borrell più recentemente, che hanno visitato l’area. Non sono mancati grandi proclami, ma bisognerà vedere se a essi, a differenza del passato, seguiranno passi concreti. 

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