Cosa può succedere in Russia con un biglietto per i signori Putin

Micol Flammini

Il "crimine sfacciato" di Irina, un foglio di carta sulla tomba dei genitori del presidente russo: "Prendetelo, il mondo intero prega per la sua morte. Avete allevato un mostro e un assassino". Non è profanazione, ma le autocrazie hanno paura di tutto

Irina Tsybaneva aveva appena finito di guardare una trasmissione sulla guerra in Ucraina. Le immagini della distruzione e anche dei morti scorrevano sullo schermo della sua televisione e da poco  aveva  ricevuto la notizia che il suo presidente, Vladimir Putin, era pronto a  mandare a combattere in Ucraina anche  soldati non di professione. Irina si è sentiva invasa da una tristezza incurabile, da un senso di perdita straziante, ha pensato a suo figlio Maksim, ai figli di altre madri, alla disperazione. E dopo  la tristezza, ha avvertito un senso di paura molto forte, per se stessa e per la sua nazione e più ci pensava più per tutti i suoi sentimenti foschi, per la sofferenza delle persone che aveva visto in televisione riusciva a trovare un solo colpevole. Ha spento la televisione, è uscita dalla sua casa a San Pietroburgo e si è diretta verso il cimitero di Serafimovskoe, dove, tra i monumenti, riposano molti morti illustri di Russia. Tra di loro, anche i genitori di Vladimir Putin.

 

Irina aveva portato con sé carta e penna e lungo il tragitto  aveva pensato con attenzione a cosa scrivere sul bigliettino. Era uscita di casa convinta di una cosa: se un uomo è in grado di causare tante sofferenze in giro per il mondo, la responsabilità non può non essere del suo passato e quindi anche dei suoi genitori. La sua intenzione era rivolgere una preghiera a Maria e Vladimir Putin, nulla di minaccioso, soltanto un messaggio da spedire silenziosamente nell’aldilà. Sfuggendo al controllo delle guardie distratte, Irina è arrivata fino alla lapide dei signori Putin e tra i fiori ha lasciato il suo messaggio diretto ai “genitori di un serial killer", in cui chiedeva: “Prendetelo, patiamo così tanto dolore e miseria a causa sua, il mondo intero prega per la sua morte. Morte a Putin, avete allevato un mostro e un assassino”. Lo aveva scritto con una grafia precisa, curando le guglie dei caratteri russi. 

 

Sono seguiti giorni senza pioggia e senza vento a San Pietroburgo, che hanno custodito il bigliettino in tutta la sua ingenua preghiera e hanno attirato l’attenzione del custode del cimitero che, senza pensarci due volte, lo ha preso e consegnato alla polizia. Per scovare l’autrice della nota si è messa in moto una macchina possente, le guardie del cimitero hanno osservato ore di filmati girati dalle telecamere di sorveglianza, fino a quando non hanno visto la donna poggiare il suo bigliettino. L’hanno identificata e si sono precipitati nel suo appartamento per arrestarla con l’accusa di aver commesso “un crimine sfacciato” e aver profanato la tomba dei genitori del presidente. Irina è stata prima rinchiusa in un centro di detenzione temporanea e poi condannata agli arresti domiciliari. 

 

Lasciare un bigliettino non è una profanazione, ma in un regime che è  stretto attorno alla sopravvivenza del suo leader, ogni piccolo gesto di disobbedienza viene tacciato di essere un crimine. Le autocrazie hanno paura di tutto, di un bigliettino, di un foglio bianco. Anche di una signora esasperata dalle immagini di morte trasmesse dalla televisione. Maksim, il figlio della signora Irina, ha commentato: “Rispetto alla sua azione si tratta di una punizione troppo dura, ma rispetto a quello che accade nel nostro paese, non è poi così male”.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.