Il voto di metà mandato

Così i trumpiani hanno convinto gli elettori che se non vincono è per i brogli

Paola Peduzzi

Perché il gruppo di giovani che fanno capo a Turning Point il giorno dell'Election day in Arizona dice: oggi andate al seggio più tardi che potete. Il successo di Kari Lake

In Arizona si è consumata una delle lotte più brutali fra trumpiani e conservatori tradizionali, che qui erano stati rappresentati per molti anni dal senatore John McCain, scomparso nel 2018. Hanno vinto i trumpiani, come anche in altre parti del paese, ma in Arizona la conquista cannibale dentro al Partito repubblicano ha avuto una peculiarità: è stata guidata da un gruppo di giovani che fanno capo a Turning Point, un’organizzazione fondata una decina di anni fa che è considerata tra le più influenti delle tante che gravitano attorno ai repubblicani. Il suo successo più eclatante è Kari Lake, candidata governatrice in Arizona tra le più estremiste degli già estremi candidati trumpiani alle elezioni di oggi. 

 

Molti dipendenti di Turning Point ora lavorano con la Lake (compresa la figlia della candidata), hanno ripetuto fino allo sfinimento che il risultato elettorale sarà probabilmente falsato dai brogli (se lei non vince è perché gli altri hanno barato, questo è il messaggio) e hanno dato anche indicazioni specifiche su come votare: il voto via posta è stato più o meno vietato (e anzi i repubblicani hanno già detto di voler contestare i voti arrivati via posta), meglio presentarsi di persona e nel tardo pomeriggio o alla sera di oggi, che è l’Election day, per rovinare i piani di brogli dei democratici che avrebbero meno tempo per capire di quanti voti hanno bisogno per vincere. Questo è quello che Turning Point (e non solo) ha ripetuto nelle telefonate agli elettori; gli esperti aggiungono: se c’è una grande affluenza verso sera, i seggi restano aperti più a lungo, i conteggi iniziano più tardi e quindi c’è tempo per disinformazione e cospirazioni. Andando a rivedere i comizi che la Lake ha tenuto quest’estate, il piano si mostra alla perfezione e Turning Point è stato in questo senso decisivo. Un altro esempio: forse vi sarete imbattuti in una campagna social per trovare “un eroe” che paghi la cauzione all’uomo che ha assalito Paul Pelosi, il marito della speaker democratica del Congresso, Nancy Pelosi: ecco, questa campagna è stata creata, finanziata e fatta circolare da Turning Point. 

 

Oggi questa organizzazione ha 400 dipendenti, 65 milioni di dollari di ricavi l’anno, il quartier generale a Phoenix e due leader molto attivi e molto ciarlieri: il ventinovenne Charlie Kirk, che nel 2016 si prese una pausa da Turning Point per lavorare con Donald jr, il figlio di Trump e che ha organizzato i mezzi di trasporto per andare al comizio del 6 gennaio del 2020 fuori dal Congresso il cui pubblico poi assaltò il palazzo; e Tyler Bowyer, trentasette anni, che è diventato il capo del Partito repubblicano di Maricopa (la contea contesa alle presidenziali del 2020: in Arizona vinse Joe Biden con uno scarto di 10.500 voti) e ha trasformato in senso trumpiano tutta la compagine, dallo staff ai candidati. Alle primarie di quest’estate, i candidati tradizionali sono stati quasi del tutto spazzati via, soprattutto in seguito a campagne social brutali. La forza di Turning Point è  questa, come dimostra la storia dell’ex speaker repubblicano del Parlamento locale, Rusty Bowers, che ha perso le primarie dopo essere stato “accusato” online di essere rimasto a guardare mentre i democratici rubavano le elezioni a Trump.

 

Non   ci sono soltanto le campagne online. La Reuters ha avuto accesso a un documento di milleseicento pagine in cui sono raccolte le email minacciose, i post accusatori, i dati personali con le fotografie di chi ha lavorato ai seggi durante le primarie, cioè il resoconto di quel che è accaduto in Arizona da quest’estate a oggi in seguito a quella che Turning Point chiama la lotta preventiva contro i brogli. Ad agosto Kirk ha pubblicato un messaggio su Telegram accusando l’ufficio elettorale dell’Arizona di aver reso le elezioni nello stato “un circo da terzo mondo”: “Quando inizieremo a impiccare queste persone per tradimento?”, ha commentato un lettore. Un altro ha scritto: “Uccideteli”. Secondo la media dei sondaggi delle ultime sei settimane, Kari Lake è avanti di 2,5 punti percentuali rispetto alla democratica Katie Hobbs.

 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi