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senza Khamenei

"Sogniamo un Iran libero dagli ayatollah": il discorso di Esmaeilion contro il regime 

Hamed Esmaeilion

Pubblichiamo il discorso che lo scrittore iraniano-canadese Hamed Esmaeilion ha tenuto sabato a Berlino, durante la grande protesta contro il regime di Teheran

Tutti noi abbiamo dei sogni. Nei nostri sogni, nessuno viene giustiziato dopo un processo farsa di tre minuti. Nei nostri sogni, i poeti non vengono ammanettati; nessuno si azzarda a perseguitare le minoranze; nessuno si azzarda a imprigionare e uccidere dopo aver torturato un lavoratore  perché ha espresso la sua opinione.

Nei nostri sogni, insegnanti e registi, attivisti civili e lavoratori non sono in prigione. Nei nostri sogni, nessuno ha il coraggio di lanciare missili contro un aereo civile o di rapire un giornalista. No, nei nostri sogni, migliaia di manifestanti pacifici non sono sotto il tiro di colpi indiscriminati nelle strade. Nei nostri sogni, i bambini non vengono indottrinati a scuola con ideologie di epoche oscure. Nei nostri sogni, nessuno spara gas lacrimogeni nelle aule dove studiano le ragazze; nessuno lancia i bambini dai tetti né sbatte le loro teste contro i marciapiedi; nessuno, mai nessuno, spara loro proiettili in testa alle  spalle. Nei nostri sogni, il vento della libertà soffia tra i capelli delle donne. I paesi vicini sono lasciati in pace; la Siria e il Libano non bruciano nel fuoco della guerra e della distruzione; nessuno vende armi a Putin perché uccida gli ucraini. E nei nostri sogni, le ricchezze naturali come il petrolio non sono la causa della sofferenza, ma un mezzo per la prosperità. Nei nostri sogni, essere iraniani non è un motivo di tristezza, ma un segno di orgoglio e di gioia. E no, amici miei, nel sogno di cui parlo non ci sono fiumi di sangue che scorrono per le strade. Tutti noi abbiamo dei sogni e i nostri sogni diventano realtà solo se l’Iran è libero dalle catene della Repubblica islamica. I nostri sogni prevedono il crollo di questo impero della paura, dei suoi crimini contro l’umanità e della corruzione: i pilastri che sorreggono Ali Khamenei.

Mentre marciamo su queste strade, lontani dai nostri fratelli e sorelle che sono sotto assedio in Iran, guardiamo negli occhi i leader del mondo libero e diciamo loro smettete di negoziare con lo stato criminale chiamato Repubblica islamica, che non rappresenta l’Iran. Cacciate i loro ambasciatori dai vostri paesi e mostrate loro la vostra posizione in materia di giustizia e diritti umani. Smettete di collaborare con i loro agenti e chiedetene conto, proprio come come fate con i sostenitori di Putin. Confiscate le ricchezze che hanno rubato al popolo iraniano che soffre di povertà, persecuzione e oppressione. Nessuno vi chiede di interferire, o di fare una guerra. Nessuno vi chiede di sanzionare il popolo iraniano. Quello che vi chiediamo è di imporre sanzioni mirate ai leader, gli operatori e i lobbisti della Repubblica islamica. Marciamo qui oggi a nome del nostro popolo per chiedervi di stare dalla parte giusta della storia e di mandare un chiaro messaggio alla Repubblica islamica: che state finalmente credendo alle donne, alle ragazze, agli studenti, ai lavoratori, alle minoranze e ai genitori in lutto; che riconoscete la rivoluzione guidata dai coraggiosi giovani iraniani. Vi chiediamo di aprire i vostri cuori e di gettare lo sguardo verso la rivoluzione più progressista e lungimirante nella storia del medio oriente. Vi chiediamo di rispettare la volontà del popolo iraniano e la voce della società civile iraniana. Noi, il popolo iraniano, siamo le vittime del regime della Repubblica islamica e non lo dimenticheremo mai, né perdoneremo mai coloro che hanno ammansito i nostri oppressori, e hanno collaborato con loro.

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