La luce del mattino sull'impianto di approdo del gasdotto Nord Stream 1 a Lubmin, in Germania (Foto AP/Markus Schreiber, File)

Intese e disaccoppiamenti

Sul price cap ci sono convergenze, Putin ne ha paura e minaccia

David Carretta

Berlino s’avvicina alla posizione italiana. Le divisioni restano, la Commissione fa dei passi indietro. “Non passerete l’inverno”

Bruxelles. Lentamente la Germania si avvicina alle posizioni sostenute da Mario Draghi sul price cap del gas nell’Unione europea. Ieri a Praga, durante un Consiglio informale Energia, il ministro Roberto Cingolani ha strappato le firme dei suoi colleghi, compreso quello tedesco, su una lettera per chiedere alla Commissione di valutare “un tetto massimo o un corridoio al prezzo” del gas “nel mercato all’ingrosso”. Il testo riconosce però che “le opinioni divergono su questa opzione”. Il passo avanti è altrove. Il sottosegretario tedesco, Sven Giegold, ha aperto alla possibilità di “disaccoppiare” i prezzi nel mercato spot da quelli dei contratti di lungo periodo per il gas importato via gasdotto. La formula è simile alla soluzione promossa da Draghi da marzo, prima con un price cap limitato al gas russo, poi a tutto quello importato via gasdotto. Solo sentir parlare di un “tetto” manda su tutte le furie Vladimir Putin. Mosca “non fornirà energia ai paesi che limitano i loro prezzi”, ha avvertito ieri il presidente russo.

   

L’Ue continua a essere divisa sulle varie proposte di price cap. Nei negoziati prosegue la battaglia a colpi di “non paper”. Prima della riunione di Praga sono stati Germania e Paesi Bassi a presentare un documento informale per fissare le loro linee rosse e indicare alcune soluzioni. E’ una risposta al “non paper” di 15 paesi a favore del price cap su tutto il gas all’ingrosso, che era stato promesso dall’Italia. Germania e Paesi Bassi escludono un price cap sul gas naturale liquefatto (Gnl). “Tra gli esperti, tutti sono d’accordo che sul Gnl c’è un mercato globale e, se il tetto è troppo basso, perdiamo il gas”, ha detto il tedesco Giegold. Ma “con i gasdotti è diverso. C’è un legame tra i prezzi nel mercato spot e i prezzi dei contratti di lungo periodo”, ha spiegato Giegold: “La domanda è come troviamo un modo per disaccoppiare questi due prezzi senza danneggiare il segnale di mercato” per evitare “razionamenti”. La Commissione pensa di poterlo fare attraverso un indice alternativo al Ttf di Amsterdam – una delle misure che saranno proposte la prossima settimana – ma i tempi sono lunghi. Nel loro “non paper”, Germania e Paesi Bassi dicono di essere favorevoli a un price cap solo per il gas russo, ma l’Ungheria è contraria.

  

La commissaria all’Energia, Kadri Simson, ha delineato i contorni del pacchetto della prossima settimana. Al price cap la Commissione preferisce i “negoziati” con i fornitori affidabili per ottenere prezzi più bassi. “Ma se i negoziati non sono sufficientemente rapidi, abbiamo bisogno di un meccanismo temporaneo per limitare i prezzi”, ha spiegato Simson. Non ci saranno proposte formali: la prossima settimana la Commissione “descriverà come questo meccanismo può funzionare e come mitigare i rischi che comporta”. La grande paura della Commissione (e della Germania) è che un intervento sul mercato per far abbassare i prezzi porti ad un aumento della domanda di gas. Per questa ragione, una delle ipotesi che metterà sul tavolo è quella dell’“allerta europea” per attivare l’obbligo di riduzione del 15 per cento del consumo. Un’altra è di rendere la condivisione del gas tra stati membri obbligatoria. A causa dei dubbi di Germania e Paesi Bassi, la Commissione potrebbe fare marcia indietro sul price cap al gas per produrre elettricità. “Vedremo nel fine settimana se potremo proporre un tetto al prezzo del gas per la produzione dell’elettricità e se ci sarà un’ampia maggioranza (di stati membri) per sostenere questa misura”, ha detto Simson.

  

Putin sembra essere convinto di poter ancora sfruttare le difficoltà degli europei. Il suo discorso al forum della Settimana dell’energia russa ieri è stato più aggressivo del solito. Il presidente russo ha definito il price cap come “un gioco truccato”. “Con le loro decisioni, alcuni politici occidentali stanno distruggendo il mercato globale e costituiscono una minaccia per il benessere di miliardi di persone”, ha detto Putin. Il boss di Gazprom, Alexey Miller, è tornato a minacciare l’Ue di un inverno al gelo: “Non ci sono garanzie che l’Europa sopravviverà all’inverno con gli attuali stoccaggi”. Putin dice di essere disponibile ad aprire Nord Stream 2, il gasdotto che non è mai diventato operativo dopo la decisione della Germania di abbandonarlo per l’invasione russa dell’Ucraina. “La palla è nel campo dell’Ue”, ha detto Putin: “Se vogliono, il rubinetto può essere aperto ed è fatta”. In realtà, l’Ue ha già scelto il divorzio energetico dalla Russia, costi quel che costi. L’irritazione di Putin è un segnale di debolezza. Con la decisione di tagliare le forniture via Nord Stream 1 ha sparato la salva energetica più potente. Ora Putin scopre che l’arma del gas è spuntata.

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