Joe Biden mentre sale sul palco durante un evento pubblico in Iowa, Stati Uniti (Getty Images)

Sono pur sempre il POTUS

A Biden ripetono “sei vecchio”, ma il presidente tira dritto e pensa alle midterm

Giulio Silvano

Il gradimento del presidente americano ha toccato livelli molto bassi, ma l'approvazione al Senato dell’Inflation Reduction Act, l’uccisione di al Zawahiri, il capo di al Quaida, e l'inflazione in leggera discesa aumentano la fiducia dei democratici in vista delle elezioni di medio termine

Mentre gli agenti dell’Fbi entrano a Mar-a-Lago, la ex Casa Bianca di Palm Beach, e frugano nella cassaforte di Trump, i democratici festeggiano il passaggio in Senato dell’Inflation Reduction Act. Un twist che non ci si aspettava e che cambia il ruolo dei due partiti – i senatori repubblicani non hanno mostrato alcun interesse a lavorare insieme ai colleghi democratici, mentre i dem hanno fatto vedere che si sanno accordare nonostante le diverse anime interne. L'avvio del gigantesco piano di investimento, destinato a cambiare il modo in cui gli Stati Uniti combatteranno il riscaldamento globale, è servito soprattutto a ridare luce a Joe Biden, un presidente che da quando è al potere ha visto la curva del proprio apprezzamento scendere a livelli bassissimi.

 

La notizia domenicale del passaggio del disegno di legge in Senato è arrivata insieme al suo terzo tampone negativo, una doppia guarigione che servirà a dare una nuova energia alle primarie in vista delle elezioni di metà mandato, più che alzare i livelli di gradimento di Biden stesso, che avrebbe comunque preso già due punti in due giorni. Più della metà della popolazione boccia ancora la figura dell’ex vice di Obama, e c’entra anche – per alcuni soprattutto – la sua età (Biden compirà 80 anni a novembre). Molti editorialisti di punta dei giornali liberal stanno chiedendo al presidente di non ricandidarsi nel 2024. La paura però è che non si riesca a trovare un candidato forte per sostituirlo. Inoltre, storicamente, se si è in carica è più facile vincere, e Biden ha già sconfitto Trump una volta. Ma anche lui non ha ancora annunciato se si presenterà o meno, considerati anche i suoi eventuali guai giudiziari che si stanno discutendo nella commissione del 6 gennaio. Secondo gli ultimi sondaggi a oggi Joe Biden batterebbe Donald Trump 45 a 42, mentre Kamala Harris vincerebbe contro Trump solo di un punto – un rischio troppo grosso per il partito. In un’eventuale primaria Biden vs. Harris, la vice prenderebbe solamente il 12 per cento. 

  

Dopo l’approvazione del disegno di legge in Senato i dem hanno dimostrato che riescono a concludere qualcosa di grosso, che possono dialogare tra loro, mettere insieme il voto dell’indipendente Bernie Sanders con quello del moderatissimo Joe Manchin (bisogna ringraziare il newyorkese Chuck Schumer). L’obiettivo di Biden e del partito ora è evitare che una delle due camere, o peggio entrambe, possano passare in autunno sotto il controllo del GoP. In questo caso l’amministrazione riuscirebbe a combinare ben poco nei prossimi due anni. Ad avvantaggiare i candidati del partito di Biden in vista di novembre c’è anche il prezzo della benzina, che in una nazione auto-centrica stava facendo arrabbiare molti elettori e che ora sta di colpo scendendo (a giugno era in media a 5 dollari al gallone, oggi è ha 4). Un colpo di fortuna.

 

Altro elemento che mette l’amministrazione in buona luce è l’uccisione di al Zawahiri, il capo di al Quaida. Così come Obama aveva fatto prendere Osama Bin Laden, il numero uno, così Biden ha preso il numero due. Un altro obiettivo, anche simbolico, raggiunto. E poi c’è Roe vs. Wade. Evento da prima pagina per settimane, l’annullamento della sentenza del 1973 che ha rianimato movimenti e manifestazioni, potrebbe in realtà essere una carta a favore dei dem, spaventando i repubblicani più moderati e attirandoli verso il centro. Non tanto per l’aborto in sé, quanto per la paura che un Congresso repubblicano, insieme a una Corte suprema a maggioranza conservatrice-trumpiana, possa limitare alcuni diritti civili negli anni a venire. Invitare il razzistissimo filo-Putin Viktor Orbàn alla Cpac (Conservative Political Action Conference) a Dallas, la Pontida della destra americana, è un segnale che spaventa molti. E’ anche per questo che, in modo un po’ machiavellico, i dem sperano di scontrarsi con i repubblicani appoggiati da Trump. Uno dei grandi ostacoli resta l’inflazione, ed è difficile che in questi pochi mesi prima del rinnovo dei parlamentari, si vedano grossi cambiamenti.

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