i porti nel Mar nero

Le proposte di Kyiv per far funzionare l'accordo sul grano sono concrete

Micol Flammini

Gli ucraini vogliono che il patto firmato a Istanbul funzioni, ma senza garanzie sulla sicurezza da parte di Mosca non sarà possibile perché i mercantili sono spaventati. Erdogan ha fissato un nuovo incontro con Putin per parlare di Ucraina, ma senza l'Ucraina

Gli ucraini sono determinati a rendere operativo il prima possibile l’accordo siglato a Istanbul con Turchia e Nazioni Unite e che riguarda lo sblocco del grano fermo nei porti del sud dell’Ucraina. Venerdì il ministro delle Infrastrutture di Kyiv, Oleksandr Kubrakov, e il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, hanno firmato due patti separati, ciascuno con Ankara e Onu. Non si sono stretti la mano e neppure guardati mentre erano nella stanza;  la firma degli accordi non è  un passo verso  un cessate il fuoco, ma rappresenta un punto di incontro per risolvere una questione internazionale.  I rappresentanti di Kyiv da lunedì sono nel centro di coordinamento di Istanbul, che raduna onusiani, turchi, ucraini e russi e si occuperà di risolvere controversie e incidenti, e si stanno impegnando affinché le spedizioni partano questa settimana, qualcuno azzarda addirittura oggi. 

 

I primi mercantili dovrebbero salpare dal porto di Chornomorsk e non è ancora chiaro quali compagnie di navigazione siano pronte ad affrontare il viaggio nelle acque del Mar Nero. I fondali sono stati minati dai soldati ucraini per evitare che i russi invadano l’Ucraina dal mare e, nonostante negli accordi Kyiv abbia assicurato che fornirà i dettagli sulle rotte da seguire per evitare incidenti, il viaggio è ritenuto pericoloso e anche costoso: i prezzi assicurativi potrebbero essere molto alti. L’Ucraina, per alleviare le preoccupazioni, si è offerta di accompagnare i mercantili, di percorrere con la sua flotta i corridoi per fare da apripista alle navi commerciali.  

 

L’accordo di Istanbul per gli ucraini è positivo: non hanno dovuto accettare la presenza di altri militari nelle loro acque, non hanno firmato nulla direttamente con Mosca e soprattutto potranno ricominciare a vendere il loro grano. L’Ucraina ha tutti gli interessi affinché i patti vengano rispettati e  che il commercio dei cereali ricominci. La collaborazione dell’Ucraina è essenziale, ma nulla è possibile senza la collaborazione della Russia che sabato, subito dopo la firma del patto, ha attaccato il porto di Odessa. Il Mar Nero rimane un mare pericoloso e questo non invoglia le compagnie a intraprendere viaggi: non sono soltanto le mine il problema ma anche l’imprevedibilità di Mosca. Ci sono molti punti del patto che rimangono vaghi e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, di fatto il regista dell’accordo, dopo l’attacco missilistico contro Odessa ha riconosciuto di essere preoccupato, ma ha evitato di addossare  responsabilità al suo omologo russo, Vladimir Putin. I due presidenti si incontreranno a Sochi, in Russia, il 5 agosto per parlare di Ucraina ma senza la presenza dell’Ucraina. Secondo la Cnn turca, durante l’incontro a Teheran della scorsa settimana, Putin avrebbe chiesto a Erdogan di aprire una fabbrica di droni  Bayraktar in Russia. I due si stanno vedendo spesso, mentre il leader turco, dall’inizio dell’invasione, non ha mai incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

 

Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in questi giorni è in viaggio in Africa per tessere relazioni con i governi locali, quelli più colpiti dalla crisi alimentare. Ha detto che la colpa della crisi  è dell’occidente, senza far menzione del fatto che se il grano non parte è a causa della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina  e che se l’accordo di Istanbul è fragile la responsabilità è sempre di Mosca. Oleksandr Kubrakov ha detto che se i bombardamenti proseguono, “l’intera iniziativa verrà sospesa”. E ha ragione, se la Russia continua a spaventare i mercantili lanciando attacchi contro i porti ucraini, nessuno sarà disposto a trasportare il grano. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.