Disordine con caratteristiche cinesi

Giulia Pompili

Mosca chiama, Pechino risponde. Il manifesto sulle colpe dell’America e la fine dell’occidente

La scorsa settimana Vladimir Putin, nel suo discorso conclusivo al Forum di San Pietroburgo, ha spiegato la sua visione del mondo, un manifesto sul nuovo disordine mondiale e sulle potenze emergenti, sul declino occidentale e sulle nuove amicizie. Poche ore prima, Putin aveva parlato al telefono con il leader  Xi Jinping e il riferimento alla Cina come potenza egemone di questo nuovo disordine mondiale è  chiaro. Russia e Cina parlano la stessa lingua, e la loro partnership, soprattutto dopo la guerra in Ucraina, si sta rafforzando dal punto di vista ideologico. La leadership cinese forse non apprezza fino in fondo i toni e i metodi muscolari del Cremlino, ma sta sfruttando economicamente la situazione – a maggio c’è stato un  record di importazioni di petrolio dalla Russia, +55 per cento  – mettendosi allo stesso tempo in sicurezza sulle sanzioni occidentali. Eppure  tutto sembra funzionale al cambio di passo cinese, che vuole  ergersi a potenza influente e a salvatrice dello sviluppo globale.

 

Ma con caratteristiche cinesi. Per farlo l’arma più potente di Pechino è la manipolazione e la disinformazione. Il rovesciamento di tutte le accuse. A volte in modo anche un po’ grottesco e contraddittorio, spesso falso. In un lunghissimo articolo pubblicato l’altro ieri sul sito del ministero degli Esteri cinese (in lingua inglese, quindi destinato a un’audience internazionale) la leadership cinese risponde, punto per punto, a un importante discorso pronunciato dal segretario di stato americano, Antony Blinken, all’Asia society. Se quello di Blinken era il manifesto della politica estera americana nei suoi rapporti con la Cina, l’articolo di Pechino è il perfetto esempio della manipolazione del discorso pubblico in chiave antioccidentale che stanno promuovendo sia la Cina sia la Russia.  Per Pechino, l’America è l’origine di tutti i mali del mondo, che cerca di promuovere la narrativa della “minaccia cinese” solo per contenere economicamente Pechino, e per questo la politica di Washington è “ingannevole, ipocrita e pericolosa”. La Cina dice di essere l’unica a seguire l’ordine internazionale basato sulla Carta delle Nazioni Unite, ma sappiamo quanta influenza (finanziaria) ha investito per cambiare a suo piacimento quelle stesse regole. Quando non le vanno più bene, dice di non riconoscerle. Russia e Cina potrebbero non avere reali obiettivi comuni, ma  hanno sempre avuto un nemico comune: l’ordine internazionale e democratico. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.