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editoriali

Boris Johnson è sempre più radicale sulla Brexit

Redazione

L'Ue teme questa nuova fase del premier, si rischia la guerra commerciale

La vittoria poco convincente di Boris Johnson nel voto di fiducia sulla leadership del suo Partito conservatore lunedì è una pessima notizia per l’Unione europea. Non tanto perché, almeno in teoria, Johnson rimarrà premier per almeno un altro anno, dato che le regole interne ai Tory impediscono un’altra mozione di sfiducia per dodici mesi. Il  problema è che Johnson si è dimostrato un primo ministro imprevedibile e inaffidabile, sempre pronto a strumentalizzare le relazioni con l’Ue per tentare di nascondere i suoi problemi interni e rilanciare le sue sorti. Il brutto risultato di lunedì, con 211 voti a favore e 148 contro Johnson, dimostra che lo scontento e la ribellione dentro i Tory sono peggiori di quelli che alla fine avevano travolto Theresa May nel 2018. L’attuale premier ha ottenuto la fiducia del 59 per cento dei suoi parlamentari. La May aveva ottenuto il 63 per cento, ma alla fine – con lo zampino di Johnson – era stata comunque costretta ad andarsene pochi mesi dopo.

 

Un Boris ferito e indebolito non farà altro che radicalizzare le sue posizioni sulla Brexit e l’Ue. Oggi o domani il suo governo dovrebbe presentare un progetto di legge per disapplicare il Protocollo irlandese dell’accordo Brexit, in particolare le disposizioni sui controlli alle merci e le dogane in Irlanda del nord che garantiscono il mercato unico dell’Ue. Sarebbe una violazione degli impegni sottoscritti da Johnson, che potrebbe portare al ritorno della frontiera fisica tra l’Irlanda e l’Irlanda del nord. Soprattutto, l’Ue dovrebbe reagire imponendo dazi e quote di rappresaglia. Il rischio è che, prima di andarsene, Johnson abbia provocato una guerra commerciale, compromettendo le possibilità di avere una relazione stabile e prevedibile tra il Regno Unito e l’Ue non solo in campo economico, ma anche sulla sicurezza, nel momento in cui l’unità occidentale è più necessaria che mai di fronte alla guerra di Vladimir Putin in Ucraina.

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