Latam violenta

La brutta storia del ministro assassinato nel suo ufficio nella Repubblica Dominicana

Maurizio Stefanini

A sparare al ministro dell'Ambiente Orlando Jorge Mera, nel palazzo dove lavorava, è stato un amico di vecchia data. Forse è stato ucciso “per non aver concesso permessi fraudolenti o illegali”. L'anno scorso è stato assassinato anche il presidente in circostanze ancora da chiarire

“Non vi preoccupate, Miguel è mio amico”. Così Orlando Jorge Mera, ministro dell’Ambiente e delle Risorse Naturali della Repubblica Dominicana, aveva rassicurato le guardie. Esitanti a far entrare nel suo ufficio Fausto Miguel Cruz de la Mota, che appariva in visibile stato di agitazione. “Non vi preoccupate, Miguel è mio amico”, aveva insistito il ministro quando una sua collaboratrice aveva provato a entrare, allarmata dalle urla che provenivano dalla stanza. Ma poi alle 12 e 15 locali, le 18 e 15 italiane, più forti delle urla si sono sentiti gli spari. Sette. Nel fuggi fuggi generale, l’”amigo Miguel” è riuscito a sua volta a scappare. Si è rifugiato in una chiesa. Si è presentato al prete, gli ha consegnato una pistola, e gli ha detto: “Ho ucciso un uomo”. Poi si è consegnato alla polizia.

 

56 anni, il ministro ammazzato nel suo ufficio era figlio di Salvador Jorge Blanco, presidente della Repubblica Dominicana dal 1982 al 1986 (lui però portava il nome della madre). L’uccisore, suo coetaneo, era figlio del maggior ggenerale Fausto Miguel Cruz Ramírez, che era stato capo di Stato Maggiore della Forza Aerea Dominicana tra 1988 e 1990. I due erano stati assieme nella dirigenza del Partito Rivoluzionario Dominicano, da cui però nel 2014 Mera se ne era andato per fondare il Partito Rivoluzionario Moderno, assieme a Luis Abinader. Nel 2020 Abinader era stato eletto presidente e lo aveva nominato ministro.

 

Professore universitario, avvocato, apicultore, anchorman di un popolare programma tv, Mera era anche padre di un deputato, marito dell’ambasciatrice in Brasile, fratello di una viceministra. Insomma, apparteneva a una famiglia ben inserita nei circuiti del potere. Forse per questo poteva permettersi di essere un ambientalista che non guardava in faccia a nessuno. Da quando era diventato ministro, oltre duemila tra persone e imprese erano finite sotto indagine per non adempiere alle leggi di tutela dell’ambiente. Tra di loro militari in servizio e in pensione, dirigenti della polizia, imprenditori.

 

A quanto è trapelato, tra gli imprenditori colpiti ci sarebbe stato anche “Miguel”.  Aveva infatti una impresa per l’importazione di pistole, una di vigilanza e trasporto valori, e una di costruzioni. E quest’ultima si occupava anche di estrarre materiali da un fiume nela regione del Cibao, nel nord del paese. Secondo Virgilio Feliz, giornalista e commentatore di un programma molto popolare che si chiama Sol de la Mañana, Mera sarebbe stato ucciso “per non aver concesso permessi fraudolenti o illegali al suo omicida” Che, secondo altre fonti, sarebbe stato in problemi economici, da cui il suo stato di visibile alterazione. Secondo Fausto Rosario Adames, direttore del quotidiano digitale Acento, “Orlando Jorge Mera adempì al suo dovere di sottomettere alla giustizia e fermare i depredatori di fiumi, gole e altri luoghi che stavano depredando l’ambiente, e tra loro c’era un amico suo”.

“Una degli insegnamenti più grandi del nostro Orlando era quello di non serbare rancore” ha commentato il figlio deputate, nel comunicare che la famiglia “perdona l’assassino”, confidando nella giustizia.

Nell’altra parte dell’isola, ad Haiti, l’anno scorso è stato assassinato il presidente in casa sua in circostanze ancora non del tutto chiarite. Nelle ultime settimane in narcos hanno ucciso in modo clamoroso tre pm in vari paesi latino-americani. 

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