La saga di Elon

Ora Musk dice di non volere più Twitter e gli effetti dei suoi capricci si vedono dalla luna

Pietro Minto

L'imprenditore sembra essere inciampato pubblicamente per la prima volta: non acquisterà più il suo social network preferito, la Sec non ha apprezzato, il titolo di Tesla ne ha sofferto e, secondo Bloomberg, gli umori tra i dipendenti sono tetri ormai da settimane

Milano. Dopo un mese trascorso a discutere di libertà d’espressione con estranei su Twitter, Elon Musk sembra averci ripensato: non acquisterà più il suo social network preferito. Ufficialmente è colpa dei bot che infestano il social network, questione su cui il ceo di Tesla vorrebbe discutere apertamente con i piani alti dell’azienda, che però non collaborano. Questa è la versione ufficiale, che Musk sta preparando da ormai qualche giorno, proprio su Twitter, dove ha dedicato parecchie stoccate ai piani alti dell’azienda. Ma c’è chi pensa – e non da ieri, il sospetto circola da tempo – che la verità sia un’altra: Musk, per qualche ragione, ci ha ripensato e non vuole più acquistare Twitter. Peccato che le trattative siano ormai oltre il punto di ritorno e l’unico modo che Musk ha per uscirsene è sborsando un miliardo di dollari a Twitter, che potrebbe pure denunciarlo per i danni arrecati al titolo dell’azienda in questo mese.

 

Ma a proposito di titoli che vanno male in borsa, anche Tesla ha sofferto le conseguenze della trovata dell’imprenditore: dei 43 miliardi necessari per l’acquisto del social network, ben 12,5 miliardi erano rappresentati da prestiti ottenuti dalla banca di investimenti Morgan Stanley usando le sue preziose azioni Tesla come garanzia. Gli azionisti non l’hanno presa bene e il titolo dell’azienda ha perso circa il 60 per cento del valore da inizio aprile. Il timore di alcuni investitori è che Musk, che già si divide tra Tesla, SpaceX, The Boring Company e le baruffe su Twitter, diventi troppo distratto dal social per garantire il suo tocco magico a tutte le proprietà.

 

Quest’ultimo capitolo della saga Musk avviene mentre la Ford annuncia quasi quattro miliardi di dollari per l’ulteriore elettrificazione delle proprie automobili: la concorrenza si fa sempre più agguerrita e, agli occhi di molti, il titolo Tesla (la cui capitalizzazione di mercato superava fino a pochi mesi quella di Toyota, Volkswagen, Daimler, Ford e GM messe assieme) risulta piuttosto gonfiato. E in tutto questo, Elon che fa? Si libera di una dozzina di miliardi in azioni, si fa guru della libertà d’espressione, flirta apertamente con la destra e s’accapiglia con la Sec, che monitora la Borsa, di cui è già bersaglio legale. I bot sembrano essere una exit strategy un po’ disperata (io volevo comprare Twitter, lo giuro, ma non potevo sapere che fosse pieno di bot!), specie per un power user come Elon Musk, che quell’app la conosce bene. Sfiora i cento milioni di follower e sembra aver ereditato da Donald Trump l’arcano potere di trasformare ogni tweet in un articolo di giornale. Visti i precedenti, azzardare una previsione sarebbe rischioso. Quel che pare oggi più vero è che Musk non vuole più Twitter, la Sec non avrà di certo apprezzato il teatrino delle ultime settimane, il titolo di Tesla ne ha sofferto e, secondo Bloomberg, gli umori tra i dipendenti di Twitter sono tetri ormai da settimane. Insomma, nessuno ne esce allegro. 

 

Dopo anni di successo e hype implacabile, Musk sembra essere inciampato pubblicamente per la prima volta, finendo per rivelare un lato di sé che, fino a prima, in pochi avevano immaginato. Come ha detto Joe Biden pochi giorni fa rispondendo ai commenti di Musk sull’economia americana, “in bocca al lupo per il suo viaggio sulla Luna”.  

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