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Nel Mar Nero servono navi militari per scortare il grano ucraino

David Carretta

Lituania e Regno Unito vogliono una coalizione di volenterosi per spezzare il blocco del porto di Odessa. Ma ci sono dei rischi

Bruxelles. Una coalizione di volenterosi per organizzare una forza navale che tolga il blocco al porto di Odessa e scorti le navi cariche di grano fuori dal Mar Nero al fine di evitare una catastrofe alimentare globale. E’ questa la proposta che ha lanciato il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis, nel momento in cui Vladimir Putin è accusato di usare la fame come arma nella sua guerra contro l’Ucraina. Il presidente russo sta “utilizzando la fame e il grano per affermare il suo potere”, ha detto ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, al Forum economico mondiale di Davos: “Abbiamo visto la Russia usare le forniture di energia come un’arma”, e “vediamo lo stesso scenario nel settore della sicurezza alimentare”. Attualmente 20 milioni di tonnellate di grano sono bloccate in Ucraina dalle “navi da guerra russe nel Mar Nero”. Von der Leyen ha accusato “l’esercito del Cremlino” di confiscare gli stock di cereali e di bombardare “deliberatamente i silos di grano in tutta l’Ucraina”.

 

La Russia ha anche sospeso le sue esportazioni come “forma di ricatto” per “scambiare grano con il sostegno politico”, ha detto von der Leyen. Per il lituano Landsbergis, la risposta deve essere “una missione umanitaria non-militare”, ma con navi e aerei militari, “per assicurare che le forniture di grano possano lasciare Odessa in sicurezza e raggiungere il Bosforo”. Serve “una coalizione dei volenterosi: paesi con potenza navale significativa per proteggere le rotte di navigazione”, ha detto al Guardian Landsbergis. 

  

 

L’idea di una forza navale per sbloccare il porto di Odessa e scortare i cargo carichi di grano circola da alcune settimane nelle cancellerie occidentali, ma si scontra con diversi ostacoli. Il principale è il rischio di innescare uno scontro diretto con la Russia. Il lituano Landsbergis, del resto, ha subito specificato che non può essere un’operazione della Nato. La coalizione dei volenterosi dovrebbe includere anche paesi fuori dal blocco occidentale, che subiscono un impatto diretto per le sue importazioni alimentari, come l’Egitto.

   

Landsbergis ha presentato lunedì il piano al ministro degli Esteri britannico, Liz Truss, che si è detta pronta a collaborare. Secondo il Times, il Regno Unito sta discutendo anche con altri alleati questa possibilità, compreso un ruolo per la Royal Navy. “Ciò che dobbiamo fare è affrontare questo problema per la sicurezza alimentare globale e il Regno Unito sta lavorando su una soluzione urgente per portare il grano fuori dall’Ucraina”, ha detto Truss. Ma quel che serve per il piano è innanzitutto la benedizione degli Stati Uniti. Secondo Landsbergis, “il tempo è molto poco. Ci avviciniamo a un nuovo raccolto e non ci sono altre strade praticabili per esportare il grano tranne il porto di Odessa sul Mar Nero. Non c’è modo di stoccare questo grano e non ci sono strade alternative adeguate. E’ imperativo dimostrare ai paesi vulnerabili che siamo pronti a compiere i passi che sono necessari per dare da mangiare al mondo”, ha detto il ministro degli Esteri lituano.

  

L’ideale sarebbe avere un accordo con la Russia per garantire la libertà di navigazione commerciale sul Mar Nero. Ma nessuno si fa illusioni, tanto più che Odessa e la costa fino alla Transnistria moldava sono stati definiti pubblicamente come obiettivi della guerra da alcuni ufficiali russi. La Turchia si è mostrata più disponibile a collaborare, anche se è reticente per timore di uno scontro diretto. Il suo ministro degli Esteri, Mevlüt Çavusoglu, la scorsa settimana ha parlato di un “salvacondotto per le navi ucraine che trasportano cereali”. Ma l’Ucraina dovrebbe assumersi rischi importanti. Le acque attorno a Odessa sono state minate dagli stessi ucraini per scongiurare uno sbarco russo nella regione. L’esercito ucraino, che non ha più una flotta militare operativa, dovrebbe essere rifornito di missili di lunga gittata per difendere il porto da un attacco della Russia. A quelle ucraine si aggiungono le mine messe nel Mar Nero dalla Russia, di cui nessuno conosce la mappa. I problemi logistici legati allo sminamento e i tempi per fornire altre armi (e addestrare il personale ucraino) rendono il piano ancor più difficile da realizzare. Eppure le soluzioni alternative per portare fuori il grano dall’Ucraina appaiono tutte inadeguate.

 

La Commissione di Ursula von der Leyen ha proposto la creazione di “corridoi di solidarietà” via terra per trasportare su gomma e rotaia il grano nell’Ue, dove potrebbe essere stoccato e imbarcato sulle navi verso il resto del mondo. Ma le quantità di grano che potrebbero passare dai “corridoi di solidarietà” sono molto limitate: appena 2 milioni di tonnellate, secondo le stime della stessa Commissione. La rotta terrestre alternativa passa attraverso la Bielorussia di Aljaksandr Lukashenka, alleato di Putin nella guerra contro l’Ucraina. Anche in questo caso, le quantità sarebbero limitate. Inoltre, per arrivare nei porti del Mar Baltico via strada o ferrovia, servirebbero tra le cinque e le nove settimane. L’altra alternativa passa dalla vittoria dell’Ucraina nella guerra navale contro la Russia. Come fare senza flotta e con pochi missili Neptune? Il compito di rompere il blocco navale verrebbe affidato all’esercito di terra. Gli Stati Uniti stanno lavorando con gli alleati per fornire a Kyiv il missile americano Harpoon oppure il Naval Strike Missile norvegese. Lunedì il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, ha ringraziato la Danimarca per la decisione di cedere un lanciatore e dei missili Harpoon.

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