La guerra del grano arriva fino all'Onu

Giulia Pompili

L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia fa scoppiare la crisi alimentare. E l’India non collabora. La riunione a New York 

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è volato a New York, dove il segretario di stato americano Antony Blinken ha convocato una trentina di paesi per una riunione ministeriale denominata Global food security call to action nella sede dell’Onu. Non è una riunione cerimoniale, per photo opportunity, e lo dimostra la presenza della maggior parte dei ministri degli Esteri invitati, dalla Turchia al Canada, dal Pakistan all’Unione europea, rappresentata da Janez Lenarcic, commissario per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi. Oggi Blinken presiederà anche una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (l’America ha la presidenza di turno) per parlare di emergenza alimentare e mandare un messaggio a un paese in particolare:  l’India

 

La guerra in Ucraina ha scatenato quella che potrebbe essere la peggiore crisi alimentare da settant’anni, dopo due anni di pandemia che avevano già messo a dura prova la produzione e la distribuzione globale. La situazione è così critica, fanno sapere al Foglio fonti della diplomazia Onu, che una parte enorme dei colloqui di queste settimane tra istituzioni, ong  e governi non riguarda armi e sanzioni, ma grano, olio, riso.

La crisi e gli scenari preoccupanti sul prezzo delle materie prime e la loro distribuzione si è aggravata venerdì scorso, quando l’India, il secondo paese al mondo per produzione di grano dopo la Cina, ha annunciato un blocco delle esportazioni della maggior parte della sua produzione. Il primo ministro indiano Narendra Modi, dopo un tour europeo la scorsa settimana, aveva assicurato che il suo paese sarebbe stato in prima linea per “nutrire il mondo” e mitigare gli effetti devastanti della guerra sull’industria alimentare mondiale. Russia e Ucraina, infatti, sono tra i più importanti esportatori di grano e fertilizzanti e ora si trovano a non poter più assicurare le forniture: la Russia è  bloccata dalle sanzioni internazionali mentre l’Ucraina, chiamata anche il granaio del mondo perché produce ogni anno il fabbisogno di frumento per sfamare circa 400 milioni di persone, non sa come esportare la sua produzione pre-invasione perché i suoi porti sul mar Nero sono bloccati.  E’ di questo che si sta occupando anche il segretario generale dell’Onu António Guterres, che secondo alcune indiscrezioni circolate ieri dovrebbe a breve annunciare nuovi colloqui con Russia, Ucraina, Turchia, America e Ue per sbloccare la distribuzione del grano ucraino e riattivare l’esportazione dei fertilizzanti da Russia e Bielorussia. 

 

Nel frattempo però, l’industria alimentare nel resto del mondo ha preso provvedimenti, soprattutto quella asiatica: qualche giorno prima del blocco  dell’India, l’Indonesia aveva fermato l’esportazione dell’olio di palma, un altro prodotto fondamentale della catena produttiva. Sudhanshu Pandey, segretario del Dipartimento di alimentazione indiano, dopo le pressioni internazionali ha aggiustato il tiro e ha detto che “non si tratta di un divieto di esportazione del grano”, ma di una più stretta regolamentazione per “garantire la sicurezza alimentare indiana”, e Delhi ha autorizzato le esportazioni di ordini arrivati prima del 13 maggio ma previa autorizzazione del governo centrale.

“Ci preoccupa molto la situazione”, ha detto Valdis Dombrovskis, a capo del commercio dell’Ue alla Cnbc, perché in risposta all’aggressione della Russia contro l’Ucraina e al corrispondente aumento dei prezzi alimentari “alcuni paesi stanno iniziando ad adottare misure restrittive delle esportazioni. E crediamo che sia una tendenza che può solo aggravare il problema”. Una fonte governativa indiana ha detto al quotidiano The Print che certe restrizioni sono comprensibili e che “l’occidente non si è comportato in modo molto diverso con i suoi vaccini e i suoi medicinali durante la pandemia”. La Cina – il maggior produttore di grano al mondo che da tempo ha limitato le sue esportazioni per far fronte alla domanda interna – ha difeso l’India nella sua regolamentazione e ha criticato il G7, che in una nota congiunta la scorsa settimana esprimeva “preoccupazione” per il blocco dell’export di grano. Come è stato per i vaccini (e la diplomazia dei vaccini), secondo diversi osservatori la sicurezza alimentare diventerà uno dei temi principali della politica internazionale, e porrà le basi di nuove alleanze. 

Da quando Delhi ha annunciato il suo stop il prezzo del grano è aumentato del 6 per cento. Secondo l’Onu, i prezzi del settore alimentare sono aumentati del 34 per cento nel 2021

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.