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oggi il consiglio affari esteri

Così l'Unione europea si prepara alla guerra di attrito in Ucraina

David Carretta

Altri 500 milioni di euro per sostenere Kyiv e nuovi investimenti per rafforzare la difesa dell'Ue, a partire dalle armi che gli stati che hanno trasferito sul territorio ucraino. Oggi i ministri degli Esteri torneranno a negoziare sul sesto pacchetto di sanzioni. Resta il veto dell'Ungheria sul petrolio 

L'Ucraina "può vincere" la guerra contro la Russia, ha detto ieri il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, spiegando che il conflitto "non sta andando come Mosca aveva previsto. Hanno fallito a prendere Kyiv. Si stanno ritirando dalle zone attorno a Kharkiv. La loro offensiva maggiore nel Donbas è a un punto morto. La Russia non sta raggiungendo i suoi obiettivi strategici", ha detto Stoltenberg al termine della riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Berlino. "Siamo d'accordo sul fatto che non dobbiamo e non intendiamo rinunciare ai nostri sforzi nazionali, soprattutto in termini di aiuti militari, finché l'Ucraina avrà bisogno di questo sostegno per la difesa del suo paese", ha detto il ministro tedesco degli Esteri, Annalena Baerbock, che venerdì e sabato ha anche presieduto una riunione del G7. Oggi toccherà all'Unione europea riunire i capi delle ventisette diplomazie. Il veto dell'Ungheria all'embargo sul petrolio ha segnato la prima grave battuta d'arresto nella risposta dell'Ue alla guerra di Vladimir Putin. La sfida per l'Alto rappresentante, Josep Borrell, sarà di mobilitare l'Ue e i suoi stati membri per quello che, malgrado le dichiarazioni ottimiste sulla possibilità di vittoria dell'Ucraina, si annuncia come una lunga guerra di attrito.

Il conflitto ha cambiato natura e si sta trasformando in una “guerra di attrito”, ci ha spiegato un alto funzionario dell'Ue. L'evoluzione della prossima fase della guerra dipenderà “da quale paese tra Russia e Ucraina avrà difficoltà a ripianare i suoi stock di armi”. Borrell ha annunciato che l'Ue stanzierà altri 500 milioni di euro per finanziare le forniture di armi all'Ucraina, portando il contributo totale della Peace Facility dell'Ue a 2 miliardi. “Se abbiamo una quarta tranche è perché sta funzionando” e “vogliamo dimostrare che continuiamo il nostro sostegno all'Ucraina”, ha detto l'alto funzionario dell'Ue. Gli aiuti via la Peace Facility stanno dimostrando la loro “efficacia. Nell'ultimo mese gli stati membri hanno dato priorità a ciò che ha chiesto l'Ucraina: armi pesanti, artiglieria, carri armati e tutto ciò di cui ha bisogno in questa guerra di attrito”. Sul Foglio Micol Flammini spiega gli obiettivi strategici degli ucraini per fermare la guerra lunga.

 


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Tuttavia c'è anche un'altra urgenza: ricostituire gli stock di armi degli stati membri, che hanno trasferito parte del loro arsenale all'Ucraina. Toccherà ai ministri della Difesa discuterne domani. Marco Bresolin della Stampa ha ottenuto la lista che la Commissione metterà sul tavolo dei ministri degli investimenti nella difesa. Non ci sono solo le esigenze immediate per ricostituire le scorte del materiale inviato in Ucraina, ma anche gli investimenti per rafforzare tutta la difesa dell'Ue sulla base dello Strategic compass; sistemi di difesa aerea e missilistica, sottomarini, carri armati, artiglieria, droni, caccia e aerei da rifornimento, satelliti sicuri e strumenti di cyber-difesa. La Commissione dovrebbe proporre diversi strumenti specifici per gli investimenti nella difesa, compresi acquisti comuni su base volontaria.

Sul fronte delle sanzioni, alcune capitali continuano a esprimere ottimismo sulla possibilità di adottare il sesto pacchetto dell'Ue contro la Russia questa settimana, malgrado l'opposizione dell'Ungheria all'embargo sul petrolio. I ministri degli Esteri oggi non potranno fare molto, dato che la trattativa è nelle mani di Viktor Orbán. L'aspettativa è che le centinaia di milioni di euro che la Commissione metterà a disposizione dell'Ungheria per ristrutturare la sua infrastruttura energetica riescano a convincere il premier ungherese. Ma c'è anche un piano B: le capitali pessimiste hanno proposto di stralciare l'embargo sul petrolio dal sesto pacchetto di sanzioni, per approvare tutte le misure su cui c'è accordo. Almeno per questa settimana l'idea dello stralcio è accantonata. Ma potrebbe tornare d'attualità, se non ci sarà un'intesa sull'embargo sul petrolio entro il Consiglio europeo del 30 e 31 maggio. Per contro, l'ipotesi di sostituire l'embargo con dei dazi sul petrolio russo viene scartata. La Germania è contraria, almeno fino a quando non sarà possibile mettere insieme un'alleanza globale che imponga un tetto sui prezzi.
 

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