Gli obiettivi strategici degli ucraini per fermare la guerra lunga

Micol Flammini

Il futuro dell'Europa potrebbe decidersi o su un fiume o su un'isola. Se la Russia ormai si adatta a un conflitto protratto nel tempo, Kyiv fa di tutto per evitarlo e ha individuato su cosa concentrarsi: il Seversky Donets nel Donbas e l'Isola dei Serpenti nel Mar Nero. 

Il mare, o meglio i due mari, su cui si affaccia l’Ucraina sono il punto da cui la Russia cerca di soffocare Kyiv e da cui potrebbe  arrivare la prossima impresa ucraina che sembrava impossibile. L’esercito di Kyiv sta iniziando a prendere le misure e, dopo aver acquisito più confidenza con la propria marina in seguito all’affondamento dell’incrociatore Moskva, cerca di colpire altre navi russe. Ieri il portavoce dell’amministrazione militare di Odessa ha detto che “grazie alle azioni dei nostri marinai, la nave di supporto Vsevolod Bobrov ha preso fuoco, è una delle più recenti della flotta russa”. Vsevolod Bobrov era un calciatore ma anche un hockeista, come il presidente russo Vladimir Putin, e qualcuno ha voluto trovare delle analogie importanti per  il racconto di questa guerra. Ma dal punto di vista militare, la cosa rilevante è che la nave si trovava vicino all’Isola dei Serpenti, nel Mar Nero, che, oltre a essere la famosa isola da cui i soldati ucraini risposero ai russi che  minacciavano di bombardarli con un “vaffanculo” diventato il primo motto di tutta la resistenza, è fondamentale dal punto di vista strategico. Kyrylo Budanov è il capo dell’intelligence ucraina, e ha spiegato  in televisione  perché quell’isola è così ambita sia dai russi sia dagli  ucraini: permette di controllare le rotte marittime – commerciali e civili – verso l’Ucraina e può essere usata dalla Russia come appoggio per effettuare uno sbarco. E  non è importante soltanto per il mare, ma anche per il controllo dello spazio aereo. Dall’isola dei serpenti quindi dipende molto del futuro di questa guerra, l’arresto della strategia del sud di Mosca e anche il blocco dei  rifornimenti di grano importanti per tutto il mondo. Dall’Isola dei Serpenti  l’Ucraina può far  finire questa guerra il più in fretta possibile. 

 

La Russia, soprattutto dopo il ritiro da Kharkiv, si sta adattando a una guerra lunga con il rischio di impantanarsi, ma Vladimir Putin non ha alternative: la guerra lunga vuol dire logoramento e la speranza che gli alleati di Kyiv si stanchino e che gli ucraini commettano errori. Per ora non ne commettono e la precisione è la chiave per far finire prima il conflitto. Il blocco dei porti accentua l’insostenibilità di una guerra protratta nel tempo che finora l’economia ucraina sta affrontando abbastanza bene. Mustafa Nayyem, viceministro delle Infrastrutture in Ucraina, è stato incaricato di trovare il modo di smaltire il grano che a causa della chiusura dei porti non può lasciare l’Ucraina: se il grano non può uscire via mare, dovrà viaggiare su strada e su rotaia, passando per l’Ue, dove i controlli creano file chilometriche. Con una guerra di logoramento, la Russia spera di strangolare l’Ucraina. Per questo Kyiv accelera e si concentra su punti strategici, mentre la diplomazia cerca di andare avanti. Secondo il  Pentagono il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, ha parlato per la prima volta dal 18 febbraio con il ministro russo Sergei Shoigu. Austin “ha sollecitato un cessate il fuoco immediato in Ucraina” e  ha detto che  “mantenere le linee di comunicazione aperte” è importante. La Russia si sente più fragile, risponde al telefono, ma questo non vuol dire che sia disposta a negoziare. 

 

Nel Donbas, Kyiv ha ottenuto dei risultati importanti, segno del fatto che Mosca in una zona più congeniale al suo esercito, con spazi più ampi, quindi meno soggetti alla guerriglia,  e vicina al confine, quindi ideale per i rifornimenti, comunque sta rinunciando ai suoi progetti e non riesce a sfondare. Secondo l’Institute for the study of war, le forze di Mosca potrebbero abbandonare l’idea di accerchiare le truppe ucraine lungo la linea Izyum-Slovyansk-Debaltseve. La Russia avrebbe cambiato piano, ormai controlla quasi tutta Rubizhne, avanza verso Voevodivka e quindi punta su Severodonetsk: probabilmente i russi lanceranno un’offensiva via terra, ma le possibilità di accerchiamento anche qui potrebbero essere scarse. E poi,  c’è l’altro grande ostacolo: il fiume Seversky Donets, che divide i due schieramenti con le sue rive e giorni fa l’esercito ucraino ha decimato un battaglione russo che cercava di attraversare il fiume con un ponte fatto di barche. Non è la prima volta che i russi vengono bloccati mentre tentano di attraversare il fiume, ma questa volta le perdite, dalle immagini pubblicate dall’Ucraina e visionate dalla Difesa britannica, sembrano più ingenti del solito. Attraversare un fiume in una zona contesa è un’operazione molto complicata e rischiosa ed è il sintomo della pressione che i soldati russi stanno subendo per ottenere qualche progresso. Nei giorni scorsi i ponti sul Seversky Donets erano stati fatti saltare, i due eserciti si sono accusati a vicenda: difficile stabilire chi sia stato anche perché i ponti erano strategici per entrambi  per rifornimenti, avanzate o controffensive. 

 

Il fiume del Donbas, che nasce in Russia,  è visto come un punto importante di questa guerra e qualcuno lo ha paragonato alla Vistola del 1920. I polacchi riuscirono a fermare gli invasori russi che non riuscirono ad attraversare il fiume che scorre sia a Varsavia sia a Cracovia. Forse anche questa volta il destino dell’Europa si decide lungo un fiume. O sull’Isola dei Serpenti.  

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.