
I fronti della guerra lunga
Putin sognava il trionfo di Stalin e si ritrova nei panni di Brežnev
Le azioni di guerriglia ucraina nei territori proibiti sotto il controllo di Mosca e i piani per riconquistare Kherson, ormai città di fantasmi
Arrivano in questi giorni immagini di mezzi militari russi che sembrano sbriciolarsi al vento. Non riescono a superare ponti, rimangono bloccati, nel tentativo di superare fiumi come il Seversky Donets. E nonostante la Russia con i suoi uomini e i suoi carri armati sembri sempre più impantanata, le richieste di dialogo arrivano da Kyiv, che invece porta avanti la sua resistenza. Anche ieri il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto di essere pronto a parlare con Vladimir Putin, ma il primo passo per dialogare deve essere fatto da Mosca, uscendo dal territorio ucraino invaso. Perché è stata la Russia a volere questa guerra e a volersi impantanare, e che rifiuti il dialogo mentre i suoi uomini muoiono e i suoi mezzi si fermano per strada sembra ogni giorno più insensato. In alcune parti la Russia avanza, in altre perde territorio e a Kharkiv, una delle oblast in cui Mosca ha registrato i primi successi, gli ucraini ogni giorno fanno il conto dei villaggi liberati e cercano di aprirsi una strada fino al confine per rompere la catena di rifornimenti dalla Russia. L’esercito di Mosca registra più successi nell’oblast di Luhansk, e cerca di tenersi stretti i territori già occupati. Come Kherson, che si sta trasformando in una regione fantasma. Gli abitanti dell’oblast e della città che ne prende il nome sono russofoni, ma non hanno mai accettato l’occupazione, che non solo ha imposto la propria legge, ma li bombarda con la propaganda: si vedono tv russe e si sentono radio russe. Gli abitanti hanno protestato per strada con la bandiera ucraina in mano, a Kherson è stato anche colpito un funzionario dell’amministrazione insediata dagli occupanti. Chi può se ne va, lascia la città di fantasmi: il 40 per cento della popolazione è scappato.
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- Micol Flammini
Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.