Putin rimescola l'intelligence in Ucraina, per lui il problema sono le spie

Micol Flammini

L’invasione russa dell’Ucraina è caratterizzata da azioni disordinate, intelligence imperfetta e molta brutalità. Putin continua a dire che va tutto bene e non imputa le responsabilità all'esercito ma all'Fsb. La guerra lunga, il fronte dell'est e il referendum a Kherson

L’invasione russa del Donbas è in ritardo di almeno due settimane, secondo l’intelligence americana. Non vuol dire che gli Stati Uniti escludono che Mosca possa raggiungere i suoi obiettivi militari – quelli dichiarati puntano alla conquista dell’intera regione orientale dell’Ucraina, ma nel frattempo la Russia continua a colpire tutto il territorio – ma che nella linea temporale che l’esercito russo aveva delineato, Mosca non è a buon punto. Il Cremlino però non sembra imputare ai suoi generali e soldati le colpe del ritardi e dei fallimenti. Pensa piuttosto che il problema siano i servizi di intelligence e Vladimir Putin avrebbe preso una decisione inedita: delle operazioni di intelligence in Ucraina è stato incaricato Vladimir Alekseev, tenente colonnello vicecapo del Gru. Il Gru è l’intelligence militare russa e il compito di sovrintendere alle operazioni di spionaggio spetterebbe invece all’Fsb. L’agenzia però, dall’inizio della guerra, ha subìto una pesante epurazione con il licenziamento di 150 uomini e l’arresto di Sergei Beseda, il capo del Quinto servizio, il dipartimento che si occupa delle operazioni all’estero e di creare una rete di contatti favorevoli alla Russia. Beseda, secondo la coppia di analisti Andrei Soldatov e Irina Borogan, sarebbe tornato al lavoro, ma questo non vuole dire che Putin abbia ricominciato a fidarsi dell’Fsb, anzi, mettendo a capo dell’intelligence in Ucraina un uomo del Gru starebbe dimostrando il contrario: il Gru e l’Fsb sono due agenzie da sempre rivali. 

 

Alekseev ha iniziato la sua carriera nelle Forze speciali che, con Shoigu al ministero della Difesa, sono diventate un bacino in cui trovare uomini per il Gru, un’agenzia che è stata rafforzata proprio dal ministro che era alla ricerca di uomini leali ma non necessariamente di spie raffinate.  Alekseev è stato già responsabile del coordinamento delle campagne militari in Siria e nel Donbas.  Gli Stati Uniti lo hanno sanzionato per le operazioni informatiche durante le elezioni americane del 2016 e l’Unione europea per l’avvelenamento dell’ex spia  Sergei Skripal e sua figlia Yulia a Salisbury nel 2018. 
Furono infatti due agenti del Gru a portare il Novichok, un agente nervino di eredità sovietica, dalla Russia alla Gran Bretagna, si comportarono in modo molto maldestro, tanto che risalire alla loro identità non fu molto complesso per chi si è occupato delle indagini. L’invasione russa dell’Ucraina è stata caratterizzata da azioni disordinate, intelligence imperfetta e molta brutalità. Putin continua a dire che va tutto bene, ma il fatto che sposti i suoi uomini in continuazione mostra che sa che non è vero e che  parte della popolazione russa, quella non per forza antiputiniana ma che conosce bene i meccanismi della propaganda e  non si lascia convincere, comincia a fare i calcoli con gli effetti devastanti della guerra anche in Russia. 

 

Il ministro Shoigu ha detto che le sue forze nell’Ucraina orientale sono avanzate fino al confine tra Donetsk e Luhansk, le due regioni separatiste. L’affermazione non è stata confermata, ma se fosse vera, vorrebbe dire che non è escluso che la Russia possa ottenere il controllo della regione del Donbas.  Le due sedicenti repubbliche potrebbero richiedere l’annessione alla Russia tramite un referendum e ieri l’agenzia di stampa Ria Novosti annunciava che i funzionari della regione di Kherson occupata dalla Russia presenteranno una petizione al Cremlino per riconoscere formalmente la regione dell’Ucraina meridionale come parte della Federazione russa. Mosca non vuole fare passi indietro e cerca di racimolare il territorio per tenersi strette le zone già occupate, anche se sempre più povere e devastate. 

 

Putin  non ha più fretta di ottenere risultati, anche la stampa russa ormai parla di una guerra lunga. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.