Dilemma Europa

Da Macron a Draghi, come sarà l'Unione dopo la guerra? Parla Bourlanges

Jean-Pierre Darnis

Il presidente della commissione Affari esteri dell'Assemblea francese spiega perché il conflitto è una sveglia per gli europei, fino poco tempo fa convinti che la caduta del Muro avesse inaugurato un'era di pace: "L’Ucraina ci impone in modo doloroso di difendere quello che rappresentiamo"

La guerra in Ucraina rappresenta un avvenimento maggiore per l’Europa”, dice Jean-Louis Bourlanges intervistato dal Foglio. Il presidente della commissione Affari esteri dell’Assemblée Nationale francese sottolinea come l’Europa aveva pensato, sbagliando, che la caduta del muro di Berlino fosse sinonimo di un’accettazione dei valori fondamentali da parte dei russi ma non è stato così: “Tutto questo richiede una trasformazione del ruolo dell’Ue pensata negli anni Cinquanta come all’avanguardia della pace, in grado di trascinare l’intera umanità con il suo modello di democrazia e di diritto”, afferma Bourlanges. La crisi in Ucraina conferma un’evoluzione in cui l’Europa non è più matrice di una società universale, bensì depositaria di un tesoro (stato di diritto e democrazia) che non è condiviso universalmente e anzi viene minacciato da varie parti. L’Ucraina ci impone in modo doloroso di difendere quello che rappresentiamo, anche perché è ora minacciato.

 

“La Russia si è ficcata in un vicolo cieco”, aggiunge Bourlanges, “e anche se non sappiamo come si evolverà il conflitto è certo che i russi ne subiranno negativamente le conseguenze per molto tempo, il che spiega anche la rabbia di Putin. Allo stesso tempo, anche la Cina si ritrova in una situazione problematica e subisce i contraccolpi economici negativi dell’operazione russa. Se è vero che le iniziative di Putin rinforzano la leadership cinese sul campo antioccidentale, contemporaneamente indeboliscono l’insieme di questo campo”, afferma Bourlanges. Dopo l’umiliazione subita dall’America in Afghanistan, lo scenario ucraino indica una tendenza contraria con un rilancio della leadership occidentale. “Bisogna ora capire se saremo in grado di raccogliere la sfida sia in Europa sia negli Stati Uniti. Gli americani hanno dimostrato un’eccezionale capacità di mobilitazione nel contesto odierno”, ma secondo il parlamentare e saggista francese, dovrebbero stare attenti a controllare la comunicazione: “Non bisogna umiliare la Russia, bensì liberare l’Ucraina e assicurane la sicurezza”.

 

Bourlanges insiste sul cambio di mentalità da parte degli europei, i quali hanno compreso di non poter più starsene in pensione in una comoda casa difesa dagli Stati Uniti, ma non sono ancora in grado di assicurare la propria sicurezza. Questo percorso rappresenta una posta in gioco fondamentale per l’Europa, con l’interiorizzazione del confronto con la Russia. “Queste questioni sono di fondamentale importanza per la seconda presidenza di Emmanuel Macron in Francia”. Per Bourlanges  la politica francese si è allineata sulle poste in gioco europee durante il primo mandato, un elemento di grande novità per il sistema politico. A seguito dell’operazione centrista di Macron, la vita pubblica francese si trova ora in sintonia con le tematiche europee, mentre nella vecchia divisione destra/sinistra vi era una separazione all’interno dei due campi.

 

Per ben cogliere il momento, Bourlanges indica al Foglio l’importanza dell’analisi storica: “La logica europea iniziale era quella di una comunità universale a vocazione pacifica, un progetto politico riuscito anche perché l’ipotesi di una guerra fra i membri dell’Unione non sussiste. Ma vi era anche una seconda logica, quella di ricostruzione dell’Europa distrutta durante le due guerre, per la quale era  fondamentale riunirsi e ritrovare le forze. Oggi siamo costretti a tornare anche al concetto di potenza in cui l’esemplarità si accompagna alla reciprocità, dove il diritto, per essere rispettato, deve essere forte e dove non bisogna  concentrarsi solo sulle spese civili ma anche investire in sicurezza e difesa”. Secondo la Francia, sottolinea Bourlanges, bisogna combinare entrambe le logiche per avere un’Europa che proietta potenza, un’idea che suscita una certa inquietudine a livello europeo.

 

Come? “Bisogna essere forti ma anche giusti, affermare il modello europeo rispettando lo stato di diritto, e chiedere con forza reciprocità negli scambi rimanendo sempre corretti nell’applicazione delle varie norme. Infine, non bisogna dimenticare che se ci proiettiamo verso il mondo globale non significa negare lo sforzo compiuto all’interno dell’Ue. Si tratta di una rivoluzione copernicana che costituisce il fondamento della posizione francese oggi, ed è difficile dire quanti europei se la sentono di abbracciare questa transizione”, afferma Bourlanges. Macron ha scommesso sul fatto che l’Europa è pronta per questa evoluzione. Secondo il parlamentare francese, la visione di Mario Draghi è ampiamente convergente con quest’idea, ma bisogna vedere fino a che punto le popolazioni europee seguiranno. Questa è la tematica centrale dell’Europa per il prossimo decennio e se non ci sarà questa transizione verso un’Europa in grado di farsi rispettare si corre il rischio di un vero  arretramento.