Il discorso di Macron e l'appuntamento a Kyiv dell'Europa

Paola Peduzzi

Il G7 + Ucraina nel V-day europeo e la festa dell’Ue e della libertà contro i missili di Putin

Milano. Domenica i paesi del G7 faranno una videoconferenza assieme al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per parlare del sostegno alla controffensiva contro le forze di Vladimir Putin, delle sanzioni, dei prossimi passi e per celebrare il giorno della vittoria contro il nazismo, “la data storica della fine della Seconda guerra mondiale in Europa", ha detto la portavoce del governo tedesco annunciando l’incontro – la Germania ha la presidenza del G7. Questa settimana il Parlamento ucraino ha spostato la festa della vittoria dal 9 maggio all’8 maggio, un gesto simbolico che sa di nuova appartenenza. La vittoria non è celebrata in modo uguale e nella stessa data da tutti i paesi occidentali (in Italia festeggiamo il 25 aprile). 

 

Ma il 9 maggio tutte le nazioni europee celebrano la festa dell’Ue. Mai come quest’anno queste due celebrazioni assumono un significato speciale, perché sono in contrapposizione esatta con la Russia. Le illusioni su Putin sono crollate e la sua aggressione all’Ucraina, motivata oltre che da un principio genocidiario anche da una revisione storica, ha mostrato quanto quella vittoria condivisa contro il nazismo abbia poi avuto conseguenze diverse. Oggi la Russia celebra il 9 maggio con le sue parate da paese aggressore e  non ricorda che dal 1941 al 1945 gli Stati Uniti inviarono 11,3 miliardi di dollari (oggi equivalgono a 180 miliardi circa) in beni e servizi di sostegno all’Armata rossa. Prima dello scoppio della guerra, l’Unione sovietica aveva firmato un patto con i nazisti ed era poi entrata nel conflitto quando i nazisti l’avevano violato: gli Stati Uniti hanno rifornito l’Europa di armi per anni con quello che Roosevelt aveva definito “l’arsenale della democrazia”, l’espressione che oggi ritorna per definire il sostegno occidentale all’Ucraina contro la Russia. Il Cremlino  non ricorda neppure che tre anni dopo la vittoria, quando gli Stati Uniti lanciarono il Piano Marshall nel 1948 per la ricostruzione del continente, Mosca impedì alle nazioni comuniste di parteciparvi. Il resto della storia lo conosciamo: gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno cercato di proteggere la sovranità nazionale e l’integrità territoriale dei paesi europei occidentali, mentre l’Unione sovietica impose il suo modello e le sue regole arrivando a intervenire militarmente in Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia per impedire loro di scegliere le proprie istituzioni e le proprie norme. Con il crollo dell’Unione sovietica, questi stessi paesi hanno trasformato le loro economie e le loro società per unirsi al progetto atlantico ed europeo.

 

Lunedì si festeggia proprio questo progetto, l’alleanza europea per garantire la pace – la dichiarazione dell’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman che si celebra il 9 maggio inizia con la parola “pace”. Saranno presentate le conclusioni della Conferenza per il futuro dell’Ue che è stata pensata per modernizzare il costrutto europeo tenendo fede ai suoi valori fondanti. Il presidente francese Emmanuel Macron andrà in visita dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, come vuole la tradizione dell’asse franco-tedesco, e tra domenica e lunedì entrambi i leader terranno discorsi sulla vittoria e sull’Europa basati sulla necessità di difendere l’Ucraina e quindi l’ordine liberale che si è costituito dopo la caduta del Muro. Macron è atteso anche al Parlamento europeo, lunedì mattina. Secondo fonti dell’Eliseo, nel suo discorso a Strasburgo il presidente vuole fare un confronto tra i due 9 maggio, quello europeo e quello russo, riaffermando la forza delle democrazie liberali e della libertà contro un modello revisionista di imposizione della forza che sta costando la vita a migliaia di ucraini. Macron ritornerà anche sull’unità europea mostrata in questa crisi e sulla necessità di non spezzare questa solidarietà, dotandosi di strumenti nuovi: il meccanismo dell’unanimità, dicono fonti dell’Eliseo, non esiste più se non in materia fiscale e di politica estera, e dovrebbe essere tramutato in maggioranza qualificata, come ha chiesto anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, questa settimana nel suo discorso a Strasburgo. Nel fine settimana e poi ancora lunedì in tutta Europa ci saranno celebrazioni e feste: una memoria diffusa che ancora una volta appare molto diversa dalle parate militari (con pochi mezzi tra l’altro, visto che sono tutti impegnati a distruggere l’Ucraina) organizzate da Putin. E magari una visita a Kyiv, di Macron, Scholz, Draghi per mostrare la forza della democrazia.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi