(foto di Quinten de Graaf su Unsplash)  

energia in rubli

La scappatoia europea per continuare a comprare il gas da Mosca

Francesco Dalmazio Casini

Le compagnie energetiche pronte ad aprire un conto presso Gazprombank in Svizzera. Secondo Bloomberg anche Eni potrebbe essere della cordata. Ma sono le linee guida della Commissione Ue a lasciare degli escamotage 

Un conto in Svizzera aperto presso la Gazprombank, in rubli. Secondo il Financial Times sarebbe questo l’escamotage con cui alcune compagnie energetiche europee starebbero pensando di soddisfare le richieste di Mosca sul pagamento del gas. Tra queste ci sarebbero alcune aziende ungheresi e slovacche, oltre alla tedesca Uniper e all’austriaca OMV che hanno confermato l'indiscrezione. Entrambe, stando a una nota di Gazprom del sei marzo, sono tra i cinque principali compratori di gas attivi in Germania. 

 

Almeno quattro compagnie europee avrebbero già effettuato una prima tranche di pagamenti in rubli. A dare la notizia è Bloomberg, che cita fonti vicine a Gazprom. Sarebbero addirittura dieci invece le firme che hanno già aperto un conto presso la banca svizzera controllata dal gigante russo del gas. Eni potrebbe essere della cordata, anche se la compagnia del cane a sei zampe non ha fatto sapere nulla in merito.

 

Stando alle linee guida pubblicate dalla Commissione sull'acquisto del gas in rubli, le compagnie europee potrebbero trovare un accordo con Mosca nonostante le sanzioni. Gazprombank infatti non è sanzionata, dunque esiste la possibilità di aprire un conto in euro o dollari con cui pagare il metano russo. A quel punto sarebbe la banca a convertire in rubli i fondi depositati, sollevando le aziende dalla responsabilità. Formalmente le compagnie non opererebbero con la valuta russa ma si appoggerebbero a un sistema a doppio conto. Il decreto firmato da Putin il 31 marzo in realtà prevede che i pagamenti avvengano direttamente in rubli, ma le condizioni hanno un certo margine di discrezionalità. Un meccanismo lasciato volutamente vago – non si sa da cosa dipenda questa discrezionalità – per rimettere la decisione finale al presidente russo e poter contrattare senza limiti. 

 

Per il momento l’unico paese europeo che ha annunciato la disponibilità di pagari in rubli è stata l’Ungheria di Viktor Orban, nazione capofila tra quelle che chiedono una linea morbida sulla Russia e sede di una delle compagnie che secondo il Ft ha già aperto un conto con Gazprombank. Quanto all'Austria, negli scorsi giorni alcune dichiarazioni del ministro del clima Leonore Gewessler avevano fatto pensare che Vienna sarebbe stata disposta a sottostare alle condizioni di Putin. Indiscrezioni che il cancelliere Nehammer aveva smentito su Twitter, confermando che il paese “continuerà a pagare in euro le consegne di gas dalla Russia” e che "l'Austria si attiene alle sanzioni concordate con l'Ue".

 

Intanto la Russia intende fare sul serio e nella giornata di ieri Gazprom ha fermato le forniture di metano verso Polonia e Bulgaria. Si tratta dei primi due paesi verso cui Mosca ha bloccato il flusso di gas e lo ha fatto nello stesso giorno della scadenza dei pagamenti. 

 

Ursula von der Leyen aveva commentato l’interruzione delle forniture ai due paesi europei come un “altro tentativo della Russia di ricattarci con il gas”, ribadendo che l’Unione europea, che oggi studia il sesto pacchetto di sanzioni, è preparata a qualsiasi scenario. Tuttavia non c'è ancora una posizione unitaria a Bruxelles su gas e petrolio, coerente con le condanne dell'invasione. Un diplomatico europeo intervistato da Politico ha criticato le indicazioni della Commissione, che invece di una risposta chiara ha fornito “delle istruzioni su come le compagnie possono accordarsi con Gazprom per conto loro”.

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