Putin ci ricasca

Quanto tempo ha ancora la Russia per avanzare nel Donbas

Cecilia Sala

L'offensiva nell'est va a rilento, i russi ripetono l’errore della “prima fase”: hanno fretta e non sono  compatti

L’offensiva del Donbas è più semplice per Mosca di quanto fosse l’assedio di Kyiv, ma il 24 febbraio poteva contare sull’effetto sorpresa che oggi non esiste più: il rovescio della medaglia dovrebbe essere l’esperienza, il tempo per correggere gli sbagli e la conoscenza acquisita delle tecniche del nemico. Invece i russi stanno commettendo lo stesso errore di due mesi fa, l’Institute for the Study of War ha scritto che continuano a “mandare al fronte le truppe di rinforzo appena diventano disponibili, invece di assembrarle e inviarle a combattere solo quando sono tutte pronte, di modo da poter poi lanciare un’offensiva coordinata”. Le notizie che arrivano dal campo di battaglia indicano che i rinforzi arrivano con il contagocce ed entrano subito in azione alla spicciolata, in questo modo Mosca perde un vantaggio che in Donbas sembrava scontato: la compattezza. Gli analisti militari questa volta si aspettavano una vera concentrazione e poi un grande assalto, che però non si vede. I russi stanno comunque avanzando, domenica anche fonti ucraine parlavano di combattimenti a Zarichne e a Yampil e significa che la Seconda armata combinata ha fatto diversi passi verso ovest. Il punto però è un altro, non c’è stato nessun successo rilevante e gli esperti si domandano se ormai non sia troppo tardi. I tempi sono stretti e in questo caso non c’entra la fretta del Cremlino per ragioni politiche. 


Non c’entra l’ipotesi che Putin voglia vantare la “liberazione” del Donbas il 9 maggio alla parata della Vittoria. I tempi sono stretti per questioni molto pratiche: il tasso di perdite (di uomini e mezzi) rispetto alla capacità di rigenerare i propri battaglioni – secondo Franz-Stefan Gady, analista dell’Istituto internazionale per gli Studi strategici – fa sì che a Mosca rimangano solo poche settimane per portare a casa il suo successo nell’est. “Con l’attuale tasso di vittime e perdite di attrezzature, la mia ipotesi è che la Russia non avrà più la capacità di affrontare questo combattimento a giugno, e avrà bisogno di una lunga pausa delle operazioni a giugno e a luglio”, ha detto Gady parlando con la rivista Grid. Mancano gli uomini e va letto in questa ottica anche che Putin abbia fermato l’assalto ai sotterranei dell’acciaieria Azovstal di Mariupol. L’attacco poi è più difficile della difesa e per avanzare con successo in Donbas i russi avrebbero bisogno di un rapporto di tre a uno rispetto ai soldati ucraini.

 

Anche Igor Girkin, una ex spia russa che è stato ministro della Difesa della Repubblica autoproclamata di Donetsk, ha scritto che non ci sono abbastanza uomini e mezzi per garantire un successo nell’est. Girkin nel 2014 era riuscito a occupare per un periodo la città di Sloviansk (che adesso è il primo obiettivo dei russi), ma oggi viene vissuto come una spina nel fianco dal Cremlino perché – pur avendo le stesse ambizioni e gli stessi nemici di Putin – contesta la strategia militare di Mosca. Ha scritto “semplicemente, non abbiamo abbastanza uomini” e che, invece di una grande offensiva, quello che si vede sul campo “sono truppe che avanzano lentamente e subiscono molte perdite”, aggiungendo che agli ucraini non dispiace affatto che sia questo il modo di combattere del nemico. Mentre l’offensiva nell’est va a rilento, gli ucraini continuano a lanciare attacchi sul territorio  russo. Ieri c’è stato l’incendio di una cisterna a Bryansk, vicino al confine, ma è da quasi un mese che si verificano  esplosioni misteriose nei depositi che i russi usano per rifornire le truppe e Kyiv ha dimostrato di saper colpire in Russia con operazioni sofisticate che stanno diventando frequenti.