Mosca alla deriva
Cosa è successo alla nave russa nel Mar Nero
Colpire l'ammiraglia Moskva che ha generato il primo motto della resistenza è la terza missione apparentemente impossibile che riesce all'Ucraina. Ma non è l'unica
Se a colpire la nave Moskva sono stati i missili ucraini Neptune, utilizzati giovedì per la prima volta, è la terza missione apparentemente impossibile che riesce alla resistenza. L’ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero ha preso fuoco. Se affonda, è la più grande nave da guerra persa dai tempi della Seconda guerra mondiale (è lunga due volte un campo da calcio e pesa 12.490 tonnellate). I russi dicono che non succederà “anche se è gravemente danneggiata”, ma gli esperti hanno fatto i calcoli: le munizioni sono esplose, e considerato che la prima funzione dell’incrociatore è antinave, il carico di armi che portava sarebbe stato potenzialmente sufficiente per provocare l’affondamento. Poi tutto l’equipaggio è evacuato, e se una nave viene abbandonata è perché non si può più salvare. Era di fronte a Odessa, le immagini satellitari mostrano i marines russi che scappano su delle piccole imbarcazioni, poco prima avevano lanciato un SOS via radio. La Moskva è una nave simbolo per la Russia (era sui francobolli sovietici del 1970), ma lo è anche per gli ucraini. E’ quella che, alla fine di febbraio, ha intimato ai soldati dell’isola dei Serpenti di arrendersi e si è sentita rispondere: “Nave da guerra russa, vaffanculo!”. L’invasione era appena cominciata e questa frase è diventata il primo motto della resistenza, è stampata sulle magliette e sulle tazze che i combattenti vendono online per finanziarsi.
I muri di Odessa sono coperti di manifesti che riprendono il motto accompagnato da un’illustrazione dell’incrociatore stilizzato che affonda. Oggi è successo qualcosa di molto simile, e gli ucraini hanno rivendicato l’attacco. Il governatore di Odessa Maksym Marchenko, che è anche il comandante del battaglione Aidar, ha detto che a provocare le esplosioni sono stati due Neptune sparati dalla sua costa. Sono missili prodotti in casa, gli ucraini hanno iniziato a lavorarci dopo il 2014 partendo da un vecchio modello sovietico e avevano detto che sarebbero entrati in funzione proprio questo aprile. Non tutti gli esperti concordano sulle capacità dei missili e qualcuno ritiene che la versione del Cremlino potrebbe essere corretta: c’è stato un incendio e ha causato una serie di esplosioni a catena delle armi a bordo. Significa un suicidio clamoroso e questa versione non è meno umiliante per le Forze armate di Putin: secondo una notizia non confermata l’ammiraglio Igor Osipov, il comandante della flotta del Mar Nero, sarebbe stato arrestato. Adesso i social ucraini sono pieni di meme sarcastici: “L’eroica nave Moskva promossa a sottomarino”. “Tutto secondo i piani di Mosca: la nave inizia un’operazione speciale di pesca subacquea”.
Fonti ucraine riportano questa versione dei fatti: il primo a muoversi è un drone Bayraktar, potrebbe essersi alzato in volo per distrarre la nave oppure aver bombardato il radar, poi due Neptune la colpiscono sul fianco sinistro, poco tempo dopo si piega e viene registrato l’SOS. Se è andata così, non è la prima operazione ucraina particolarmente difficile e sofisticata. Il primo aprile due elicotteri Mi-24, volando a bassissima quota, hanno penetrato per la prima volta lo spazio aereo russo e hanno bombardato un enorme deposito di carburante a Belgorod, sono tornati a casa illesi. C’è poi un mistero che nasconde un successo: fino a poco tempo fa, nonostante l’assedio, gli ucraini avevano trovato un modo per rifornire i loro soldati a Mariupol. L’ipotesi è che abbiano trasportato munizioni con i droni dentro la città senza mai farsi scoprire dai russi.
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