Le mosse dell'esecutivo britannico

Com'è che ora il governo inglese si è messo in testa di vendere Channel 4

Gregorio Sorgi

Perchè il governo di Johnson ha deciso di vendere uno dei propri gioielli di famiglia, scatenando una rivolta nel mondo della cultura inglese?

Londra. Che senso ha privatizzare Channel 4? Questa è la domanda che si pongono in molti in Gran Bretagna dopo che l’esecutivo ha messo in vendita l’emittente ideato dall’allora governo Thatcher nel 1982 per rivolgersi a un pubblico più giovane. Pur essendo sotto il controllo del ministero della Cultura, Channel 4 si autofinanzia attraverso la pubblicità e, a differenza della Bbc, non costa una sterlina al contribuente. Inoltre l’emittente ha un bilancio in attivo e ha sfruttato le opportunità della transizione digitale meglio di altri. Dunque, perché il governo ha deciso di vendere uno dei propri gioielli di famiglia, scatenando oltretutto una rivolta nel mondo della cultura inglese e  in una parte del milieu conservatore?

 

La ministra della cultura Nadine Dorries, fedelissima di Boris Johnson e paladina della “culture war” contro il presunto establishment progressista, ne ha fatto una questione economica. “Sono giunta alla conclusione che la proprietà pubblica non consente a Channel 4 di competere contro i giganti dello streaming come Netflix e Amazon – ha scritto la ministra su Twitter – Un cambio di proprietà darà a Channel 4 gli strumenti e la libertà per prosperare in futuro come emittente dedito al servizio pubblico”.

 

Tuttavia, finora la missione della rete era stata quella di trasmettere contenuti di nicchia – per esempio, si era assicurata i diritti televisivi delle Paralimpiadi – che non interessano ai giganti dell’intrattenimento. Negli anni Channel 4 ha anche avuto delle grandi trovate commerciali, puntando per prima nel 2000 su “Big Brother” (la versione britannica del Grande Fratello) o sul programma “Football Italia”, che negli anni Novanta ha fatto innamorare una generazione di inglesi della nostra serie A. La proprietà pubblica ha reso sostenibile questo modello, dato che gli introiti pubblicitari – che rappresentano circa il novanta per cento dei ricavi, pari a un miliardo di sterline – venivano reinvestiti su contenuti di interesse pubblico, gran parte dei quali prodotti in Gran Bretagna. Secondo alcuni analisti, i nuovi proprietari faranno a meno di tutto ciò che non genera profitti e taglieranno il budget dell’emittente dal 40 al 60 per cento. La vendita porterà nelle casse dello stato circa un miliardo di sterline, una goccia nell’oceano.

 

La vera ragione della privatizzazione è di natura politica. Pur essendo una creatura del thatcherismo, molti militanti e deputati conservatori, tra cui la stessa Dorries, vedono Channel 4 come una rete di sinistra che disprezza in particolare il governo Johnson. I rapporti tra l’esecutivo e l’emittente sono deteriorati da quando, durante la campagna elettorale del 2019, il premier Boris Johnson ha disertato un dibattito tra leader di partito sulle politiche climatiche e l’emittente lo ha sostituito con una scultura di ghiaccio che si è sciolta sotto le luci dello studio. Un inviato di spicco Channel 4 descrive la scelta della Dorries come una “decisione ideologica” motivata solamente “dal suo odio per l’emittente”. Secondo il giornalista, questo annuncio ha lo scopo aggiuntivo di “fare venire i brividi alla Bbc” che potrebbe temere di essere la prossima vittima del governo. La Dorries è un’arcicritica della tv di stato, e il governo ha spesso minacciato  ritorsioni senza però mai andare fino in fondo. La  mobilitazione contro la vendita di Channel 4 – che ha unito il Labour, la fronda centrista dei Tory e alcuni personaggi della cultura, come il divulgatore scientifico David Attenborough – lascia però presagire quanto sia difficile per il governo riformare la Bbc, per non parlare di un’eventuale privatizzazione.

 

Guardando al futuro, ci sono due scenari plausibili per Channel 4. Una possibilità è che venga acquistato da ITV, la più grande rete commerciale britannica che dunque andrebbe a creare un campione nazionale tv. In alternativa potrebbe essere comprato da una multinazionale americana, come Sky o Discovery. In ogni caso, conclude il giornalista di Channel 4 con una nota di ottimismo, “è meglio appartenere a un proprietario privato che ti ama, piuttosto che a uno pubblico che ti odia”.