300 vittime nel teatro di Mariupol. Il poliziotto ucraino che dice: prendete me, liberate i bambini

Paola Peduzzi

Il governo di Kyiv prova ancora con i corridoi umanitari (tutti i tentativi passati sono falliti). Tutti i numeri delle deportazioni dei russi

Secondo l’ufficio del sindaco di Mariupol, nel bombardamento russo del teatro della città il 16 marzo ci sono stati almeno 300 morti. C’è un video girato dentro il teatro dopo l’attacco, ci sono le testimonianze dei sopravvissuti: le autorità pensano che il bilancio sia ancora parziale. L’aviazione russa aveva colpito il teatro su cui c’era una scritta che si vede bene dalle immagini aeree che dice: bambini. L’attacco deliberato contro i civili era stato negato dalla Russia, che liquida il cordoglio occidentale come “pianti patetici”, e dai filorussi che si erano affrettati a dire: che crimine è, se non ci sono morti? I morti c’erano e  ci saranno, ma a Mariupol non è possibile accedere: è sotto assedio.  

 

Come hanno raccontato i giornalisti dell’Ap che sono rimasti in città fino al 15 marzo, i cittadini non hanno modo di occuparsi dei propri morti: devono cercare di sopravvivere, e spesso non ci riescono. Le immagini riprese da un drone e mostrate sui media internazionali raccontano la devastazione della città del sud-est ucraino, strategica per l’offensiva russa e quindi colpita senza tregua dalle bombe e ridotta alla fame. Mosca ha detto alla città di arrendersi, la città non l’ha fatto, così l’assedio è continuato, più feroce, perché il tempo che passa aiuta solo gli aggressori, che infatti hanno aperto un ufficio di Russia Unita alle porte della città, presupposto della prossima occupazione. Il governo ucraino cerca ora almeno di mettere in salvo i sopravvissuti: tutti i tentativi passati di aprire corridoi umanitari sono falliti. Oggi sono arrivati degli autobus e delle auto private per organizzare un’evacuazione, ma i russi cercano di boicottare ogni progetto di salvezza. Per loro esiste soltanto l’assedio ed esistono i loro corridoi, quelli che vanno verso la Russia e che di fatto sono le vie della deportazione di quelli che lo stesso presidente Putin definisce “i traditori”.

 

Il governo ucraino insiste, non vuole lasciare i cittadini intrappolati a Mariupol, se conquista deve essere che sia di una città fantasma. Il capo della polizia nazionale dell’Ucraina, Vyacheslav Abroskin, ha lanciato un messaggio ai russi: “Prendete me, mi consegnerò all’ultimo checkpoint alla fine della città, se lascerete uscire almeno i bambini da Mariupol”.  Secondo i dati forniti dal ministero degli Esteri ucraino, ci sono ancora almeno centomila persone dentro la città (che ne contava 400 mila prima dell’invasione), non c’è cibo, c’è poca acqua e c’è poca elettricità (di notte ci sono circa tre gradi). Almeno seimila persone sono già state trasferite in Russia, ce ne sono altre 15 mila a rischio. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi