In India vince ancora una volta la propaganda del partito di Narendra Modi

Carlo Buldrini

Le elezioni che si sono svolte in Uttar Pradesh incideranno profondamente sul quadro politico indiano in vista del voto nazionale del 2024. Se a vincerle sarà ancora una volta il Bjp, la destra hindu potrà dare la spallata definitiva all’idea di un paese laico, multiculturale, inclusivo e nonviolento

La guerra in Ucraina si è insinuata anche nell’ultima fase delle elezioni che si sono tenute in cinque stati dell’Unione indiana. Negli ultimi comizi elettorali, il primo ministro Narendra Modi ha ripetuto che questi sono “tempi difficili che richiedono leader risoluti”. Agli elettori ha detto che il loro voto nelle elezioni regionali “deve servire a risolvere i problemi locali, ma anche a rendere l’India un paese sempre più forte”. La macchina elettorale del Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito del primo ministro, ha usato spesso toni reboanti. Ha affermato che “il mondo intero si sta rivolgendo a Narendra Modi per risolvere la crisi in Ucraina” e questo perché Modi è un vishwaguru, un “maestro del mondo”. La propaganda del partito color zafferano ancora una volta ha funzionato e il Bjp ha vinto con ampio margine le elezioni in Uttar Pradesh. Inutilmente i partiti di opposizione hanno ricordato agli elettori i fallimenti del Bjp e di Yogi Adityanath, il “chief minister” del più popoloso stato dell’India: la disoccupazione giovanile alle stelle, la crisi del settore agricolo, l’irresponsabile gestione della pandemia provocata dalla variante Delta (“l’indiana”) del coronavirus. Il Bjp ha posto sull’altro piatto della bilancia gli aiuti forniti alle fasce più bisognose della società (un litro d’olio da cucina e un chilo di sale e di legumi a ogni famiglia povera) e, soprattutto, “la legge e l’ordine” finalmente ristabiliti in Uttar Pradesh (qualcosa che somiglia molto a uno stato di polizia).

 

Il Bjp ha vinto le elezioni in Uttar Pradesh facendo ricorso a una strategia già ampiamente sperimentata: il “divide et impera” applicato al sistema delle caste indiane e la polarizzazione religiosa fatta a suon di slogan incendiari e ispirata dall’Hindutva, l’ideologia dell’hinduismo politico. Le Other Backward Castes (Obc) e le Scheduled Castes (i dalit) sono i due gruppi castali più numerosi dell’Uttar Pradesh. Gli Yadav costituiscono la casta dominante tra gli Obc e votano compatti per il Samajwadi Party. Mentre, tra i dalit, i Jatav sono la casta “intoccabile” più numerosa e vota per il Bahujan Samaj Party. Il Bjp ha riempito così le proprie liste elettorali di candidati Obc non-Yadav e candidati dalit non-Jatav in modo da ottenere tanti voti anche da queste due comunità che si trovano alla base della piramide sociale hindu. Per quanto riguarda gli slogan incendiari, basta ricordare quelli del chief minister Yogi Adityanath contro i musulmani: “infiltrati; immondi mangiatori di carne bovina; antinazionali; terroristi”.

 

Nelle elezioni che si sono appena concluse, il Bjp ha conquistato in Uttar Pradesh 268 seggi (su 403). Una vittoria netta malgrado il buon risultato ottenuto dal Samajwadi Party di Akhilesh Yadav (130 seggi). Il partito del Congresso, con soli 2 seggi, e il Bahujan Samaj Party (1 seggio) sono stati spazzati via dall’elettorato. Negli altri stati in cui si è votato, la sorpresa è venuta dal Punjab. In questo stato situato al confine con il Pakistan, le elezioni sono state vinte dall’Aam Aadmi Party (Aap), il partito dell’Uomo qualunque, un partito formato nel 2012 da Arvind Kejriwal – oggi chief minister di Delhi – sull’onda del movimento anticorruzione guidato dall’anziano attivista Anna Hazare. L’Aap ha vinto in Punjab 92 seggi (su 117) e sostituisce al governo dello stato il partito del Congresso. Nei rimanenti tre stati – Uttarakhand, Manipur e Goa – il Bjp è stato riconfermato dagli elettori primo partito.

 

Le elezioni che si sono svolte in Uttar Pradesh incideranno profondamente sul quadro politico indiano in vista delle elezioni politiche nazionali del 2024. Il verdetto elettorale di questo importante stato dell’India ha detto con chiarezza che Narendra Modi e il suo Bjp non sono affatto destinati a uscire presto di scena. Se Modi ha vinto con un ampio margine in Uttar Pradesh, nelle elezioni politiche nazionali, grazie agli ingenti fondi di cui dispone il suo partito e grazie ai media “mainstream” tutti schierati dalla sua parte, le sue probabilità di vittoria saranno ancora maggiori. Solo un’opposizione unita potrà sperare di contrastare elettoralmente un primo ministro apparentemente senza avversari alla sua altezza. In India, nelle elezioni politiche del marzo 1977, è già successo. Ventun mesi prima, nel giugno 1975, Indira Gandhi aveva fatto proclamare l’Emergenza in tutto il paese. I leader di opposizione finirono in carcere, la stampa fu imbavagliata e molti diritti fondamentali dei cittadini furono aboliti. Nelle elezioni del 1977, quasi tutti i partiti di opposizione si unirono e diedero vita a un’unica formazione politica chiamata Janata Party. L’elettorato che si opponeva a Indira Gandhi votò compatto per questo nuovo partito, Indira fu sconfitta e la democrazia fu ristabilita.

 

Oggi, solo con un’operazione analoga, i partiti di opposizione possono sperare di poter contrastare il Bharatiya Janata Party nelle elezioni politiche nazionali del 2024. Saranno quelle con ogni probabilità le elezioni più importanti dell’intera storia dell’India indipendente. Se a vincerle sarà ancora una volta il Bjp, la destra hindu potrà dare la spallata definitiva all’idea di un’India laica, multiculturale, inclusiva e nonviolenta. L’anno successivo, il 2025, segnerà il centenario della fondazione del Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), l’organizzazione paramilitare dell’estrema destra hindu di cui il Bjp è il braccio parlamentare. Per quella storica occasione, la “trimurti” dell’attuale Bjp – Modi, Yogi e Shah (il ministro dell’Interno) – vorrà consegnare a Mohan Bhagwat, il leader supremo (sarsanghchalak) dell’Rss, un’India ormai trasformata in un “Hindu Rashtra”, una nazione hindu.

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