Marine Le Pen e Vladimir Putin in uno scatto risalente al 2017 (foto EPA)

In Francia Marine Le Pen getta via i volantini con una sua foto con Putin

Mauro Zanon

Dalla leader del Rassemblement national a Eric Zemmour fino all'estrema sinistra, tutti quello che elogiavano il capo del Cremlino ora cercano di riposizionarsi

Parigi. Per il settimanale Challenges è “il ballo degli ipocriti”. Come definirlo, altrimenti, il festival di piroette e voltafaccia dei candidati di estrema destra ed estrema sinistra alle presidenziali francesi, oggi unanimi nel condannare l’invasione militare dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin, ma fino a poche settimane fa strenui difensori del capo del Cremlino e della sua politica estera? 

A guidare il gruppo è Marine Le Pen, leader del Rassemblement national (Rn). Nel 2011, in un’intervista al giornale russo Kommersant, la madrina del sovranismo francese pronunciò parole al miele nei confronti del presidente russo, dicendo che lo “ammirava” e che la Francia doveva smetterla di essere “sottomessa agli Stati Uniti e orientarsi verso la Russia”. Nel 2014, si sa, l’allora Front national ottenne un prestito di 9,4 milioni di euro da parte della First Czech-Russian Bank, istituto di credito vicino a Putin. E nel marzo del 2017, in piena campagna per le presidenziali, Le Pen riuscì a farsi ricevere a Mosca per una photo opportunity col presidente russo. La benedizione putiniana non ebbe alcun effetto positivo sulla corsa all’Eliseo, ma Le Pen conservò comunque con molto cura lo scatto. Fino a pochi giorni fa, la foto con Putin era ancora un motivo di vanto: tanto da decidere, assieme al suo entourage, di inserirla nel volantino elettorale di otto pagine che i militanti Rn distribuiscono nei mercati di tutto il paese. Problema: Putin, l’amico russo, non è più frequentabile da quando ha invaso l’Ucraina. Cosa si è deciso allora? Stando alle informazioni di Libé, ai delegati dipartimentali del Rn è stato ordinato di gettare nella spazzatura tutti i volantini rimasti, in attesa di stamparne di nuovi, ma senza lo scatto col capo del Cremlino. 

Éric Zemmour, candidato di Reconquête! e principale concorrente a destra di Marine Le Pen, è un altro che, quando parlava di Putin, andava in sollucchero. Nel 2013, quando era ancora un editorialista incendiario del Figaro e non un aspirante presidente, Zemmour celebrava in diretta televisiva la politica di Putin nei confronti dell’Ucraina, definendolo “l’uomo dell’anno”. E nel 2018, in un’intervista all’Opinion, disse che sognava un “Putin francese” e che la Russia era “l’alleato più affidabile della Francia”. Oggi, invece, sembra aver dimenticato improvvisamente la sua putinofilia: condannando con fermezza le mosse del dirigente russo che hanno violato “la sovranità dell’Ucraina e il principio di intangibilità delle frontiere”, definendo l’invasione “ingiustificabile”.

Anche nell’ultrasinistra francese, imbevuta di antiamericanismo, ci sono gli ammiratori di Putin. O meglio c’erano. Perché è tutto un fuggi fuggi nella France insoumise (Fi). Nel 2015, quando Putin decise di intervenire militarmente in Siria per sostenere Bashar el Assad, Jean-Luc Mélenchon, candidato Fi alle presidenziali, si disse favorevole ai bombardamenti russi. Lo scorso novembre, denunciò la “visione puerile” di Macron nei confronti di Mosca, sottolineando che “le sanzioni non hanno alcun senso”. E dall’inizio di quest’anno, c’è stata un’escalation. “Abbiamo fatto entrare dieci paesi nella Nato a est, fatto che è stato percepito come una minaccia dalla Russia. Dobbiamo fare in modo che l’Ucraina non entri nella Nato, altrimenti è normale che i russi dicano ‘ci sentiamo minacciati’, soprattutto quando vengono installate batterie di scudi antimissili in Polonia”. E ancora: “Sono gli Stati Uniti ad avere un atteggiamento aggressivo, non la Russia. La Russia ha degli interessi come paese e non può accettare che la Nato arrivi alla sua porta”. Il 30 gennaio, in diretta su France 5, disse anche che “la minaccia russa non esiste”, prima di tornare sui suoi passi, in questi giorni, e assicurare di essere stato frainteso. Secondo Anne Hidalgo, candidata del Partito socialista alle presidenziali, Le Pen, Zemmour e Mélenchon sono tre “agenti che hanno servito gli interessi di Putin invece che gli interessi della Francia, cercando di minimizzare ciò che il regime russo preparava contro l’Europa e i nostri modelli democratici”.  

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