Foto: AP Photo/Carolyn Kaster

La legge bipartisan per finanziare la polizia racconta bene il primo anno di Biden

Paola Peduzzi

Il presidente degli Stati Uniti insiste con il suo realismo contro “i castelli per aria” e con le accuse ai repubblicani sempre contrari, ma se la prima cosa è d’aiuto per uscire dallo stallo, forse la seconda no

I deputati democratici che devono essere rieletti in circoscrizioni contese alle elezioni americane di metà mandato a novembre stanno lavorando insieme ad alcuni colleghi repubblicani per far passare una legge che si chiama Invest to Protect Act e che prevede investimenti nelle forze di polizia. “Se vuoi più sicurezza, non puoi ottenerla tagliando, tagliando, tagliando”, ha detto al sito Axios, che per primo ha pubblicato la bozza del testo di legge, Josh Gottheimer, democratico del New Jersey. 

 

Nelle settimane dopo l’uccisione di George Floyd da parte della polizia di Minneapolis aveva preso piede il movimento “Defund the Police” che era stato poi accolto nelle amministrazioni locali con significativi tagli al budget della polizia. Il trend si è invertito: Portland e Oakland hanno assunto più poliziotti; il dipartimento di polizia di Los Angeles ha avuto un aumento del budget del 12 per cento e la lista può continuare a lungo. A determinare l’inversione è stato un aumento corposo della criminalità in molte città americane e la necessità di aumentare i pattugliamenti e la reattività delle forze dell’ordine. Ma gli investimenti non servono soltanto a questo, anzi, fanno parte anch’essi della riforma che molti democratici più radicali hanno chiesto: una formazione migliore per avere un’attenzione migliore. 

 

Questa legge è anche un esperimento bipartisan di quelli che il presidente Joe Biden si era augurato diventassero la normalità un anno fa, al suo insediamento. Di bipartisan ormai non c’è nulla e anzi si sono approfondite le fratture tra i due partiti e anche quelle dentro al Partito democratico: per questo molti sostengono che anche l’Invest to Protect Act sia destinato al fallimento. Ma il fatto che esista e che per molti democratici moderati che devono difendere il proprio seggio sia necessaria racconta molto di questo primo anno bideniano.

 

Quasi 6,5 milioni di americani in più rispetto al gennaio del 2021 hanno oggi un lavoro, i salari sono aumentati del 5 per cento, il tasso di disoccupazione è sceso dal 6,7 al 4 per cento; 209 milioni di americani sono vaccinati (erano due milioni lo scorso gennaio ma ovviamente la comparazione non va fatta) e anche se la variante Omicron sta facendo il suo corso e nonostante le alterne vicende degli obblighi, procede lo sfondamento delle resistenze ai vaccini. Ma a giudicare dai sondaggi di popolarità, questi elementi non sono prevalenti nel giudizio popolare del primo anno bideniano. Il Build Back Better e la riforma del diritto di voto sono impantanati (la seconda è anzi collassata) a causa non soltanto del mancato supporto dei repubblicani ma soprattutto delle divisioni del partito al governo; l’inflazione sembra sempre meno un fenomeno transitorio; il rapporto con il resto del mondo è incerto e c’è in generale poca fiducia nei confronti dell’America; i mercati sono andati meno bene del primo anno trumpiano, l’immigrazione clandestina è ai suoi massimi così come il tasso di omicidi. Biden insiste con il suo realismo contro “i castelli per aria” e con le accuse ai repubblicani sempre contrari, ma se la prima cosa è d’aiuto per uscire dallo stallo, forse la seconda no. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi