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I tormenti europei (irrisolti) sulle sanzioni alla Russia

David Carretta

Il timore di molti è che Putin lanci una rappresaglia tagliando il gas all’Europa nel pieno dell’inverno e di una crisi dei prezzi dell’energia. Proprio per questo i 27 si stanno scontrando sulle misure da adottare

Bruxelles. Che sia stata una gaffe o no, il presidente americano, Joe Biden, ha aumentato la pressione sull’Unione europea quando, durante la conferenza stampa di mercoledì sera, ha svelato che l’occidente è diviso sulle sanzioni contro Vladimir Putin in caso di “incursione minore” della Russia in Ucraina. “E’ molto importante mantenere tutti nella Nato sullo stesso obiettivo. E’ quello che faccio gran parte del tempo. E ci sono differenze dentro la Nato su ciò che i paesi sono disposti a fare”, ha spiegato Biden. In realtà, le differenze sono tutte interne all’Ue.

Sono passati oltre due mesi da quando l’Amministrazione americana ha informato i suoi partner europei del rischio di intervento militare russo in Ucraina. Da dicembre l’Ue si è associata agli Stati Uniti nel promettere un “costo altissimo” e “sanzioni massicce” per cercare di dissuadere Putin. Lo ha ribadito ieri anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: “Vogliamo il dialogo (…), ma se la situazione si deteriora, se ci saranno ulteriori attacchi all’integrità territoriale dell’Ucraina, risponderemo con sanzioni economiche e finanziarie massicce”. Ma dietro le quinte, i 27 si stanno scontrando tra loro sulle misure da adottare, su quali settori  colpire, sulla tempistica della reazione e sugli eventi che vanno effettivamente considerati come “attacco” o “aggressione”. “Basta un piede russo in Ucraina? Oppure il dieci per cento del territorio?”, ci si chiede a Bruxelles, dove alcuni fanno la distinzione tra un’azione russa “grave” e una “eccessivamente grave”. Diversi stati membri ritengono che tentativi di rovesciare il governo a Kiev, operazioni di sabotaggio o cyber-attacchi non siano sufficienti per giustificare una risposta dura. L’assistenza militare dei paesi dell’Ue all’Ucraina è molto limitata e la Germania ha escluso forniture di armi.

 

Il problema sulle sanzioni non riguarda soltantoo Nord Stream 2, il gasdotto su cui si è focalizzata l’attenzione internazionale e che è difeso dai socialdemocratici al governo a Berlino. Secondo Handelsblatt, gli occidentali hanno abbandonato l’idea di tagliare la Russia fuori dal sistema dei pagamenti internazionali Swift per timore di destabilizzare i mercati finanziari. “Swift è una linea russa per gli europei”, spiega al Foglio un funzionario europeo. Il negoziato tra Stati Uniti e Ue si è spostato sulle principali banche russe. Ma la Germania vuole delle eccezioni alle sanzioni per poter continuare a effettuare i pagamenti delle forniture di petrolio e gas. Altri paesi europei chiedono un approccio graduale per minimizzare i danni. Il timore di molti è che Putin lanci una rappresaglia tagliando il gas all’Europa nel pieno dell’inverno e di una crisi dei prezzi dell’energia. Nel frattempo, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha lasciato di stucco gli americani e diverse capitali europee annunciando davanti al Parlamento europeo di voler fare una proposta a nome dell’Ue su “un nuovo ordine di sicurezza e stabilità” in Europa da negoziare direttamente con Putin. Né Washington né Bruxelles erano stati consultati. Per la Germania, la priorità immediata è scoraggiare Putin dal muovere le truppe. Dopo il discorso di Macron, l’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha chiamato il segretario di Stato, Antony Blinken, e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per ribadire la necessità di “un fronte transatlantico forte, chiaro e unito” e affermare la volontà dell’Ue di “rafforzare ulteriormente il coordinamento con gli Stati Uniti e la Nato”. In visita ieri a Berlino, Blinken ha dovuto ribadire che “i partner dell’occidente parlano con una sola voce quando si tratta della Russia”.

Blinken oggi sarà a Ginevra per incontrare di nuovo il ministro russo degli Esteri, Sergei Lavrov, dopo le discussioni di ieri con la tedesca Annalena Baerbock, il francese Jean-Yves Le Drian e la britannica Liz Truss. “Chiediamo in modo pressante alla Russia di fare dei passi di distensione”, altrimenti ci saranno “gravi conseguenze”, ha avvertito Baerbock, constatando che “le attività militari aumentano”. Borrell ha invitato Blinken al Consiglio Affari esteri dell’Ue di lunedì (probabilmente parteciperà in videoconferenza). E’ un modo per evitare ulteriori divisioni tra gli europei. Senza la tutela americana, i ministri degli Esteri dei 27 sembrano incapaci di decidere da soli. Per il momento la discussione interna all’Ue è  ferma alle diverse opzioni. E non c’è ancora accordo su quale tipo di aggressione di Putin farebbe scattare le sanzioni.

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