In Francia, i candidati vanno a caccia di giovani sui social. I risultati? I filtri non bastano

Mauro Zanon

Non faranno vincere le presidenziali, ma perché mai privarsi del loro sostegno? Da Macron a Zemmour, da Le Pen a Mélenchon, tutti vanno a caccia del voto dei giovani, anche sui social network. Ma non tutti i candidati godono nel web dell'impatto che hanno fuori 

C’è chi, anche per ragioni anagrafiche, dimostra una certa dimestichezza con i social, come l’inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron. E chi, invece, come Éric Zemmour, non sembra troppo a suo agio quando c’è da maneggiare il linguaggio delle nuove generazioni. E poi c’è Marine Le Pen, la paladina del sovranismo, Madame “Prima i francesi”, che però è sbarcata su TikTok per fare la giovane sulle note dei Måneskin (italiani) che cantano “Beggin’” (in inglese). 

Il magazine parigino Society, nel suo ultimo numero, ha dedicato la copertina alle strategie di seduzione dei giovani portate avanti dai candidati alle presidenziali francesi assieme ai loro consiglieri per la comunicazione. Gabriel Attal, portavoce di Macron, è stato soprannominato “l’influencer” da Libération per le sue dirette su Instagram con le star del web francese, come Emma CakeCup, punto di riferimento per consigli su moda e lifestyle. Attal si presta volentieri ai quiz su Instagram, rispondendo a ogni sorta di domanda anche quando gli chiedono: “Perché hai le occhiaie ventiquattro ore su ventiquattro?”. “Bisogna andare a cercare i giovani da Hanouna (animatore di “Touche pas à mon poste”, il programma di infotainement più seguìto di Francia, ndr) e sui social network perché non sono per nulla interessati ai canali mediatici tradizionali”, afferma il giovane pasdaran di Macron, convinto che le presidenziali del prossimo anno si vinceranno anche su Instagram. Lo scorso febbraio, il capo dello stato ha chiesto aiuto a due youtuber molto amati dagli adolescenti, Mcfly e Carlito, per far rispettare le regole anti Covid. E in estate, telefono in mano e con addosso una t-shirt, ha risposto su Instagram e TikTok alle domande sui vaccini dei suoi compatrioti, la maggior parte dei quali aveva meno di venticinque anni. “I giovani non vi fanno vincere un’elezione, ma se li perdete, è finita. Perché vi danno uno slancio”, ha spiegato a Society Philippe Moreau Chevrolet, presidente di Mcbg Conseil. Mentre Macron si avvale dei social per trasmettere meglio a certe fasce d’età una serie di messaggi istituzionali, Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale, e Éric Zemmour, candidato della destra identitaria, li utilizzano per apparire più cool, spesso, però, con risultati discutibili. Come quando Mélenchon, prima di un dibattito su BfmTv proprio con Zemmour, si è fatto vedere  su TikTok mentre beveva un frappé alla fragola. O come quando Zemmour si è fatto riprendere dai suoi fedelissimi mentre faceva strike a bowling. 

 

 
Ma quand’è che i giovani francesi sono diventati un concetto, una categoria marketing, che si pensava di poter conquistare parlando la loro lingua, mostrandosi con i loro idoli e utilizzando i loro mezzi di comunicazione? Society riavvolge il nastro fino alla campagna per le presidenziali del 1987-1988, quando a sinistra Mitterrand puntò sulla popolarità del cantante Renaud e sullo slogan “Génération Mitterrand” per federare la gioventù di Francia che si riconosceva nelle sue idee, e a destra Chirac rispose con un incontro con la popstar Madonna in pieno agosto, con la promessa di abbassare l’Iva sui dischi e un’intervista al magazine Podium, posando con le cuffie da walkman. “Rocking Jacques”, titolò Le Matin. Ma non bastò a convincere la gioventù, che votò in massa per Mitterrand al ballottaggio (60 per cento). Venti anni dopo, Ségolène Royal, candidata del Partito socialista, fu sconfitta alle presidenziali da Nicolas Sarkozy, ma il 58 per cento dei giovani votò per lei in ragione della sua campagna in stile En Marche! prima di En Marche! con le piattaforme Désirs d’avenir e Ségosphère, i cui siti internet erano stati affidati a squadre di geek. Nel gennaio del 2016, l’ex primo ministro Alain Juppé provò a darsi un’aria da giovane per vincere le primarie dei Républicains, giocando a “beer-pong” in un pub di Pigalle e mettendo il video su Youtube. Era ancora primo nei sondaggi. Dopo la performance iniziò la discesa e finì per perdere contro François Fillon