François Fillon (foto LaPresse)

Ve lo ricordate Fillon?

Mauro Zanon

Il salvatore mancato del gollismo è diventato un “fantasma”. Oggi il suo ritorno sulla scena mediatica ospite della trasmissione “Vous avez la parole” su France 2

Parigi. Quando abbiamo incontrato Rachida Dati, due settimane fa, l’ex ministra della Giustizia ci ha detto che François Fillon, nel dicembre del 2016, quando tutti i sondaggi lo davano favorito per le presidenziali del 2017, si era fatto delle lunghe, lunghissime vacanze natalizie, come mai in vita sua: era tranquillo e pacifico, perché la sfida più difficile, quella delle primarie interne dei Républicains, l’aveva vinta, e Macron e la Le Pen non facevano paura. Si sentiva già all’Eliseo, insomma, l’uomo del rilancio della droite, e assaporava la sapida vendetta nei confronti di chi lo chiamava “Mr Nothing”: Sarkozy. Poi però sappiamo come è andata finire. E che fine hanno fatto i Républicains dopo l’uscita di scena di Fillon.

 

Sereno, l’ex premier, lo è rimasto fino al 25 gennaio 2017, quando il Canard enchaîné ha fatto esplodere il “Penelopegate”, il superscandalo con protagonista la moglie, assunta in maniera fittizia a fasi alterne tra il 1988 e il 2013 come assistente parlamentare, e stipendiata, in maniera altrettanto fittizia, come collaboratrice dalla Revue de deux mondes, di proprietà di un miliardario amico di famiglia, Marc Ladreit de Lacharrière. A marzo, in un susseguirsi di rivelazioni, si è aggiunto un prestito di 50mila euro non dichiarato, l’ennesima omissione, e l’affaire des costumes, giacche Forestière e altri abiti di lusso per un totale di 48.500 euro, regalate da un altro amico, Robert Bourgi. Ma non era un tipo sobrio? chiedeva perfida la stampa parigina. Fillon aveva provato a denunciare “l’accanimento giudiziario ad personam”, il “colpo di stato istituzionale”, “lo stato di diritto sistematicamente violato”, impostando la sua campagna elettorale contro “la giustizia a orologeria”, e andando avanti per la sua strada, nonostante i suoi colleghi di partito gli avessero consigliato di ritirarsi. Ma non è bastato per convincere i francesi, che al primo turno delle presidenziali del 2017 lo hanno relegato al terzo posto, dietro quel Macron e quella Le Pen che considerava poca cosa.

 

E oggi? Che fino ha fatto il salvatore mancato del gollismo? Fino a qualche anno fa, a Sablé-sur-Sarthe, il suo feudo elettorale, era “profeta nella sua patria”, scrive il Parisien. Oggi, invece, colui che fu sindaco per diciotto anni di questa cittadina della Loira, è diventato un “fantasma”, e gli abitanti attendono con ansia il suo ritorno sulla scena mediatica, previsto per domani sera (30 gennaio ndr), su France 2, nella trasmissione “Vous avez la parole”, dove avrà l’opportunità di far valere la sua posizione, dare la sua versione dei fatti, enunciare la sua “verità”, in attesa del processo per il “Penelopegate” che si terrà dal 24 febbraio all’11 marzo, e per il quale Fillon, assieme alla moglie, è chiamato a rispondere delle accuse di “appropriazione indebita di fondi pubblici” e relativo “occultamento”, di “uso improprio di beni aziendali” e di “mancata dichiarazione all’Alta Autorità per la trasparenza della vita pubblica”. “Ha ingannato il suo mondo…ma ha assolutamente il diritto di difendersi”, ha detto al Parisien un abitante. Nonostante gli scandali, Fillon, alle presidenziali del 2017, ha preso più del 45 per cento dei voti a Sablé-sur-Sarthe: era la fierezza della città, un motivo d’orgoglio.

 

E ora? Molto dipenderà dal grande orale di domani, da come saprà affrontare le domande incrociate di Léa Salamé, anchorwoman di France 2, e del collega Thomas Sotto: un’ora e un quarto di intervista, dove si parlerà di ogni tema, anche dello stato attuale della Francia, anche di Macron, ma soprattutto dell’affaire. “Gli ostacoli messi sul mio cammino erano troppi e troppo crudeli. Arriverà il momento in cui verrà scritta la verità su questa elezione”, dichiarò la sera del primo turno, nel 2017. Da quel momento, si è trincerato nel silenzio. Qualche tuìt, da membro della Fédération internationale de l’automobile (Fia), per difendere i cristiani d’oriente, o per reagire al libro velonoso di Sarkozy, “Passions”: “La passione di Nicolas Sarkozy, è Nicolas Sarkozy”. Alcuni gli avevano consigliato di non esprimersi, ma il “suo motore è l’orgoglio. Sa di avere quarant’anni di vita politica: è stato il più giovane deputato di Francia, è stato primo ministro per cinque anni, ha ottenuto 7 milioni di voti nonostante quattro mesi d’affaires. Non vuole che i francesi si ricordino di lui per gli abiti regalati da Robert Bourgi!”, ha detto al Parisien, in forma anonima, un membro del suo entourage. “Ha voglia di dire un certo numero di cose che saranno inascoltabili durante il processo”, ha aggiunto un’amica. Secondo le ultime indiscrezioni, l’ex candidato alle presidenziali denuncerà il trattamento giudiziario “speciale” di cui sarebbe stato oggetto, facendo leva sull’ultimo libro di Gérard Davet e Fabrice Lhomme, “Apocalypse Now: les années Fillon. L’histoire sécrète de la droite française” (Fayard), che, nonostante lo prenda di mira, conclude che “la magistratura ha dato prova di uno zelo mai visto” nel trattamento del “Penelopegate”. Nel libro-inchiesta, dedicato alla “macelleria politica” degli anni Fillon, dal 2014 al 2019, vengono svelate molte cose, attraverso documenti esclusivi e testimonianze senza filtri, che potrebbero avere anche conseguenze nel processo. Tra queste, il fatto che dal 1981 ad oggi, la coppia Fillon avrebbe intascato indebitamente 1 milione e 306.400 euro. Secondo i due giornalisti investigativi del Monde, “la destra non riuscirà a riprendersi” dagli scandali politico-giudiziari che l’hanno travolta, Fillon, Bygmalion, Azibert, tutti nati da guerre fratricide. “È la fine di un’epoca, di furore e di sangue – scrivono Davet e Lhomme – che lascia la destra francese vitrificata”.

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