Biden si presenta a Roma con un accordo su clima e welfare per rilanciare la competitività americana
Il presidente americano rischiava si presentarsi a G20 e Cop26 a mani vuote. Invece, ha definito i contenuti del maxi piano d'investimenti Build back better. Sul piatto c'è un taglio notevole delle emissioni di Co2, ma anche misure sostanziose per la classe media, di cui vuole diventare il paladino
Dopo aver rischiato di presentarsi al G20 di Roma (sabato 30 e domenica 31) e all’apertura della Cop26, la conferenza di Glasgow sul clima (dal 31 ottobre al 12 novembre) a mani quasi vuote, il presidente americano, Joe Biden, ha annunciato ieri – prima dal suo account twitter Potus, poi con un accordo con i maggiorenti del Partito democratico – di aver trovato un accordo che “spero possa passare”.
Per illustrarlo in tv Biden ha ritardato la partenza per Roma, mentre la Casa Bianca faceva filtrare i primi dettagli: 555 miliardi di dollari l’investimento per abbattere le emissioni all’interno del piano “Build back better” da circa 1.750 miliardi per il rilancio del paese. “Il più grande impegno singolo nella storia della nostra economia”, ha anticipato lo staff ricordando l’obiettivo di tagliare le emissioni entro il 2030 di “oltre un gigatone, un miliardo di tonnellate metriche, almeno 10 volte più di qualsiasi legge del Congresso”. Presentandosi di fronte ai maggiori network prima di pranzo, il presidente ha ammesso di aver dovuto lasciare per strada la metà dei fondi annunciati inizialmente, osservando però che “nessuno ha potuto avere tutto ciò che voleva, incluso me, e tuttavia possiamo ricostruire l’America dalle fondamenta”. Nonostante questo sia stato battezzato il “Reconciliation bill” con i repubblicani (formula per evitare l’ostruzionismo al Congresso) Biden non ha negato i contrasti.
In particolare con i democratici, in stretta maggioranza alla Camera, e al Senato grazie al voto doppio di Kamala Harris, e ha aggiunto di sperare che il budget possa essere incrementato, che è quanto ha immediatamente chiesto Bernie Sanders, “ma ciò è francamente il meglio che possiamo oggi avere e offrire al mondo”. Il presidente da moderato qual era come vice di Barack Obama sa che il clima non è il piatto più forte da servire a quanti all’ora di pranzo si mettono davanti alla tv. Da veterano di negoziati ha spiegato che “ciò che conta è ora avere un framework”, cioè una cornice legislativa nella quale “poter spendere”. E da paladino, come aspira a essere, della middle class ha insistito sugli altri punti principali del progetto per mirare al cuore e al portafoglio dell’America mediana.
Oltre ai 555 miliardi per l’energia pulita, 400 saranno dedicati alla cura dei bambini e all’età prescolare, 35 alla copertura sanitaria, altri 100 saranno destinati all’immigrazione. “E quante famiglie conoscete che non hanno questi problemi?”, ha chiesto riferendosi evidentemente alle prime due questioni, cioè al welfare. “Questo piano trasformerà realmente l’America”, così Biden si è congedato senza rispondere alle mani alzate. Ora dovrà guadagnarsi i voti del suo partito. Biden si è detto “fiducioso” che venga sostenuto da tutti i democratici, il fronte più problematico in quanto i radicali (climatici con ispiratrice Alexandria Ocasio-Cortez, e fiscali guidati da Sanders ed Elizabeth Warren) fronteggiano la maggioranza centrista, ma con maggiore esposizione mediatica. Oltre ai conservatori capeggiati dal senatore della Virginia Joe Manchin e da Kyrsten Sinema dell’Arizona, che hanno già ottenuto benefici per le aziende energetiche. Le risorse sono così scese a meno della metà dei circa 4.000 miliardi iniziali, benché si sommino al piano per le infrastrutture da 1.200 miliardi. Ma per il primo impegno rilevante e multilaterale all’estero Biden aveva assoluto bisogno di partire con un successo di politica interna: forse può dire di averlo ottenuto e intanto rilanciarlo dai media europei a beneficio degli americani.
L'editoriale dell'elefantino