Ludovic Marin, Pool via AP   

Contro il pol. corr.

Nasce il think tank francese per combattere wokismo e cancel culture

Mauro Zanon

“Le laboratoire de la République” è l’arma intellettuale del ministro dell’Istruzione francese Jean-Michel Blanquer

Contro il wokismo e la cancel culture, le due ideologie made in Usa che trovano sempre più consensi nella sinistra radicale francese, bisogna essere aggressivi e giocare d’attacco. “Non dobbiamo più essere sulla difensiva, non dobbiamo più giocare da fondo campo, ma scendere a rete”, ha detto il ministro dell’Istruzione francese Jean-Michel Blanquer con una metafora tennistica. “Questa visione del mondo è pericolosa. La cancel culture cerca di minare la nostra civiltà umanistica”, ha aggiunto il responsabile dell’Éducation nationale. Ma come contrastarla? La risposta si chiama “Le laboratoire de la République”, un club di riflessione e di azione attraverso cui Blanquer punta a sensibilizzare i giovani sui concetti cardine della Repubblica francese, a partire da quello di laicità, e a respingere l’assedio delle ideologie estremiste che si stanno incuneando nella società.

“Dobbiamo mostrare che la République è ancora d’attualità e non è un concetto superato. È una nozione quotidiana e moderna”, ha dichiarato Blanquer, precisando che “non si tratta di un partito”, ma di un “laboratorio intellettuale, pratico e politico”. Il nuovo pensatoio del ministro dell’Istruzione francese, presentato ieri sera, è frutto di mesi di riflessione con politici e intellettuali di vari orizzonti: dalla femminista Élisabeth Badinter all’ex premier Manuel Valls, passando per il gollista Jean-Pierre Raffarin, capo dell’esecutivo durante la presidenza Chirac, e l’ex ministro mitterrandiano Jean-Pierre Chevènement. “Bisogna organizzare la contro-offensiva. La République è sotto attacco e bersagliata. Non bisogna essere ingenui dinanzi alle forze di frammentazione”, afferma Blanquer, secondo cui “Le laboratoire de la République” sarà un’arma intellettuale per “combattere la ‘cancel culture’ che provoca il separatismo repubblicano”. Il think tank avrà un sito internet, sarà molto attivo sui social e verrà declinato sia a livello locale sia a livello internazionale, secondo l’entourage di Blanquer. In tutto, sono già stati individuati duecento contributors (storici, economisti, politici, diplomatici, accademici e giornalisti, tra cui l’ex direttore di Charlie Hebdo Philippe Val e la femminista Caroline Fourest) che aiuteranno il ministro e i suoi fedelissimi ad affinare il dispositivo con colloqui, tavole rotonde e gruppi di lavoro.

Dispositivo che avrà anche un ruolo nella campagna per le presidenziali del prossimo anno. “Blanquer vuole essere la cerniera repubblicana di Macron”, sussurrano i beninformati, influenzando il dibattito delle idee e ricentrando La République En Marche su temi centrali da cui si è colpevolmente allontanata. A tre giorni dalla giornata commemorativa dedicata al professore di storia e geografia Samuel Paty, combattente della laicità ucciso il 16 ottobre 2020 da un terrorista islamico perché insegnava l’amore per la libertà e i valori repubblicani, Blanquer manda anche un messaggio potente dal punto di visto simbolico a quella gauche che considera la République un concetto vuoto. “La parola République può apparire distante ma ha delle conseguenze molto concrete. Vuole essere il difensore di questa idea così come della laicità”, spiega la squadra di Blanquer. L’iniziativa, da alcuni osservatori, è vista anche come un tentativo di emancipazione in vista di progetti futuri. “Si toglie la sua uniforme di maestro di scuola per altri orizzonti”, assicura chi lo conosce bene. Ma intanto, c’è una guerra culturale da combattere contro il wokismo, la cancel culture e il nazionalismo identitario del polemista Éric Zemmour. E Blanquer sarà in prima in linea.