il summit in videoconferenza

Tutte le difficoltà del G20 straordinario sull'Afghanistan

Priorità dei paesi europei sono i corridoi umanitari. Ma mancano i leader dei maggiori attori nell'area dopo il ritiro delle truppe americane. Le defezioni cinesi e russe, lo scetticismo degli Stati Uniti e gli attriti con l'Ue

Giulia Pompili

Alla fine, dopo settimane di negoziazioni, l’Italia – presidente di turno del G20 – è riuscita a ottenere un G20 straordinario sull’Afghanistan. È un successo estetico per Palazzo Chigi, ma quella che si sta svolgendo oggi è una riunione in videoconferenza, e come spiegano fonti diplomatiche al Foglio è chiaro già dal formato che la riunione delle venti grandi economie della terra deciderà poco sulla questione: in video ognuno può dire e lanciare il messaggio che vuole, ma non c’è spazio per i colloqui a margine, per le decisioni sottobanco, le alleanze o le promesse tra leader. A maggior ragione se a mancare, su un tema così scivoloso come quello dell’Afghanistan, è la presenza dei maggiori attori nell’area dopo il ritiro delle truppe americane. 

    

  

Il presidente cinese Xi Jinping non avrà un ruolo attivo in questo dialogo, e manderà il custode del principio di non interferenza cinese, il ministro degli Esteri Wang Yi. Il Cremlino, in una mossa molto simile, ha deciso di far intervenire Zamir Kabulov, rappresentante speciale del presidente Vladimir Putin per l’Afghanistan. Del resto, tra poco più di una settimana, la Russia ha fissato un’altra riunione sull’Afghanistan che si terrà a Mosca il 20 ottobre prossimo. Saranno invitati, ha detto ieri lo stesso Kabulov, Cina, Iran e Pakistan – cioè i paesi limitrofi più influenti sulla regione – e anche una delegazione di talebani. 

  

Per dare forza politica a questo G20, l’Italia ha dovuto lavorare con i suoi alleati europei, ma secondo quanto risulta al Foglio allo scetticismo della parte americana – preoccupata di non offrire un palcoscenico di responsabilità alla Cina – si sono aggiunti diversi attriti con l’Unione europea, primo fra tutti l’accordo con Regno Unito e Australia per i sottomarini a propulsione nucleare. 

    

Insomma ottenere questo G20 sull’Afghanistan non è stato un compito facile per il presidente del Consiglio Mario Draghi, che parlerà in conferenza stampa nel pomeriggio. Priorità dei paesi europei sono i corridoi umanitari – un’altra proposta sostenuta dall’Italia – e la necessità di “evitare gli errori con la Turchia del 2016”, dice la fonte. Eppure la piattaforma del G20 sembra ormai lontana dalle priorità delle grandi potenze, che preferiscono discutere di temi internazionali non più sui tavoli del multilateralismo ma su quello che gli scienziati politici chiamano del “plurilateralismo”: più paesi che parlano tra di loro sotto la guida di una potenza regionale.

 

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.