La crisi

Parigi è furiosa per Aukus, ma l'Ue è freddina

I francesi usano l'espressione "péter un plomb" per dire che qualcuno ha dato fuori di testa: è la più utilizzata in queste ore per definire le relazioni diplomatiche tra la Francia, l'America e l'Australia. Ma “confondere la Francia con l'Europa è sbagliato”, ha spiegato l'eurodeputato verde tedesco Reinhard Bütikofer.

David Carretta

Il modo di fare di Biden è simile "a quello di Trump, senza i tweet", ha detto Le Drian, che ha anche accusato il Regno Unito di essere “l'ultima ruota del carro”. Attraverso il portavoce del governo, Macron ha fatto sapere che parlerà a Biden “nei prossimi giorni”.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha deciso di richiamare i suoi ambasciatori a Washington e Canberra per protestare contro il lancio della partnership Aukus tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito, che ha portato il governo australiano a cancellare un contratto da 36 miliardi di euro per la fornitura di sommergibili francesi. Il fine settimana e l'offerta del presidente americano, Joe Biden, di parlare al telefono con Macron della questione non hanno calmato l'establishment di politica estera francese. I francesi usano l'espressione "péter un plomb" per dire che qualcuno ha dato fuori di testa: il sovraccarico di nervosismo sull'Aukus ha fatto saltare i fusibili abituali dei diplomatici francesi.
  

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“C'è stata una menzogna, c'è stata duplicità, c'è stata una rottura di fiducia, c'è stato disprezzo”, ha detto sabato il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, a proposito di Stati Uniti e Australia. Il modo di fare di Biden è simile "a quello di Trump, senza i tweet", ha detto Le Drian, che ha anche accusato il Regno Unito di essere “l'ultima ruota del carro”. Attraverso il portavoce del governo, Macron ha fatto sapere che parlerà a Biden “nei prossimi giorni”. La telefonata è stata chiesta dal presidente americano. Ma è il presidente francese - ha spiegato il portavoce del governo Gabriel Attal - che vuole un “chiarimento” e “spiegazioni” dopo una “rottura di fiducia maggiore”.
  
Per capire lo stato d'animo dell'establishment francese di politica estera va seguito l'account Twitter dell'ex ambasciatore Gerard Araud, che nel fine settimana ha moltiplicato le polemiche con gli esperti di politica estera del mondo anglosassone. Un tweet di sabato ha attratto la nostra attenzione: “Vista dall'Europa, la Cina è un rivale, un concorrente, ma non un nemico. La geografia conta”, ha scritto Araud. E qui sta il problema. Come spieghiamo sul Foglio, per l'Ue è arrivato il momento di scegliere da che parte stare nella nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Cina. E' illusorio pensare che l'Australia scelga di rivolgersi all'Europa per la sua protezione, se l'Ue vuole fare affari come prima con la Cina di Xi Jinping. Sul Foglio Giulia Pompili spiega che l'Australia ha tutte le ragioni per sentirsi minacciata da Pechino.
  
Se la Francia sembra voler parlare a nome dell'Ue sull'Aukus, i partner europei della Francia sembrano voler prendere le distanze da Parigi. Il premier olandese, Mark Rutte, venerdì ha cenato con quello britannico, Boris Johnson. Il ministro tedesco degli Esteri, Heiko Maas, ha scambiato tweet amabili con la sua nuova omologa britannica, Liz Truss, dopo una conversazione telefonica dedicata alla cooperazione tra i due paesi nella politica estera e di sicurezza. “Confondere la Francia con l'Europa è sbagliato”, ha spiegato l'eurodeputato verde tedesco, Reinhard Bütikofer. "La Francia non ha richiamato il suo ambasciatore a Pechino dopo che la Cina ha lanciato un'offensiva in piena regola contro la Lituania (per l'apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan)", ci ha detto un diplomatico di un piccolo stato membro. Il dibattito strategico tra i capi di stato e di governo sulle relazioni con la Cina, previsto in un summit europeo informale a margine di un vertice con i Balcani il 6 ottobre, si annuncia interessante. 

  

 

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