AP Photo/Martin Meissner, POOL via LaPresse 

All'ultimo comizio Scholz parla di “nuovo inizio” e il suo pubblico chiede più sinistra

Luciana Grosso

La scelta del candidato socialista di chiudere a Colonia non è casuale. La faccenda delle coalizioni post voto pesa, in questa piazza fiduciosa ma non del tutto serena

Colonia. La piazza di Heumarkt a Colonia straripa di gente e bandiere della Spd mentre Olaf Scholz, in camicia bianca, parla con tutto il calore che può. Il fatto che, per uno degli ultimi, dunque dei più importanti, comizi della sua campagna il candidato socialista abbia scelto di venire qui, in questa città nell’estremo ovest del paese, non è casuale. Ci sono molte circostanze politiche che, in questa regione e in questa città, si incontrano: per esempio il Land è praticamente da sempre una roccaforte della Spd che qui governa ininterrottamente dal 1966. Solo due volte il governo del Land non è andato alla Spd: la prima volta, nel 2005, per colpa di un inciampo della storia e, soprattutto, di Gerhard Schröder che con le sue politiche sul lavoro si era inimicato mezza sinistra; la seconda nel 2017, quando a governare è arrivato Armin Laschet, l’avversario diretto di Scholz nella corsa alla cancelleria. Ma non è tutto: dal 2015, è sindaco un’indipendente appoggiata dalla Cdu e dai Verdi, Henriette Reker, che il giorno prima delle elezioni divenne tristemente famosa per essere stata accoltellata alla gola e mandata in coma da un estremista di destra.

E’ proprio in questa città, dove il suo partito è fortissimo, ma dove governa la Cdu e, soprattutto, il suo avversario Laschet, che Scholz è venuto a chiedere il voto. E a giudicare dalle reazioni e dalla quantità delle persone che lo applaudono, ha buone possibilità di ottenerlo. Ma nonostante l’entusiasmo, nonostante l’entusiasmo da momentum, i sondaggi li vedono anche i sostenitori della Spd e sanno che la Cdu è indietro soltanto di un punto. Infatti, mettono le mani avanti: “Credo che vincerà la Spd, ma sarà solo di un soffio. Lo scrutinio andrà avanti tutta la notte”, dicono preoccupati ed emozionati insieme.

    

A farci da Cicerone in questa chiamata a raccolta dei socialdemocratici è un ragazzo di 23 anni, Marcus, iscritto alla Spd dai tempi del liceo: “Nella mia vita ho conosciuto solo Angela Merkel. Avevo 6 anni quando ha vinto le elezioni per la prima volta. A me e alla mia famiglia non è mai piaciuta. E la cosa che meno mi è piaciuta di lei è che ha costretto per 12 anni la Spd a governare con lei, a fare quello che diceva lei. Ci ha rubato l’anima”. Però anche Marcus sa bene che superare il merkelismo non sarà facile. “A dirla tutta Olaf non mi entusiasma. Non mi piace il suo modo pacato di porsi, la sua moderazione, il suo insistere al centro, il suo presentarsi come una specie di Merkel uomo. Capisco che debba farlo, ma non mi piace. Voterò per lui, ma spero che la Germania abbia un governo di sinistra e che a nessuno venga in mente di fare un’altra Grosse Koalition”. 

Eppure la faccenda delle coalizioni post voto pesa, in questa piazza fiduciosa ma non del tutto serena. Il richiamo che si sente con maggiore forza è quello al voto utile, a non disperdersi tra Verdi, Linke e astensione. “Se vuoi Scholz, vota Spd”, dice un cartello che va dritto al punto. “Molto dipenderà da come andranno gli altri partiti: chi come me vuole una coalizione ‘semaforo’ non sa che pesci pigliare – ci dice una signora di mezza età al banchetto degli LGTB+ per Scholtz – Da un lato, serve che i Verdi vadano molto bene, per scongiurare un’alleanza ‘Germania’ con Liberali e conservatori. Dall’altro serve che non ne prendano troppi, perché se la Spd non diventa il primo partito, allora lo diventa la Cdu e siamo al punto di partenza”.

 

Mentre Scholz dal palco parla di “nuovo inizio”, di “cambiamento”, di “nuovo governo”, la sua platea lo guarda senza il coraggio di crederci davvero. Voteranno per Scholz, ma hanno la mestizia di chi spera il meglio e si prepara al peggio. “Se Scholz non si allea con i Verdi è matto, il suo partito è finito, non lo voterà più nessuno”, dice in perfetto italiano un ragazzo pachistano che ha studiato a Milano e che, alla domanda se voterà Spd, risponde quasi offeso: “No, ma scherzi? Io sono marxista, non li voto i  conservatori”. 

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