Libertà vigilata

Il libro del prof. sotto scorta contro la gauche che tradisce i suoi valori

Mauro Zanon

Da quando ha pubblicato un appello alla resistenza dinanzi all’islamismo, due settimane dopo la decapitazione di Samuel Paty, Didier Lemaire è costretto a vivere sotto scorta per le minacce di morte ricevute

La storia di Didier Lemaire, sotto scorta per aver denunciato l’islamizzazione della sua città, Trappes, è quella di un professore di filosofia della scuola pubblica francese, di un servitore della République innamorato dei valori scolpiti sul frontone di ogni istituto d’oltralpe, ma anche di un figlio della gauche che si sente tradito dalla famiglia politica in cui è cresciuto, abbandonato al suo destino nella battaglia più importante: quella contro l’oscurantismo islamista. “La sinistra, in generale, ha abbandonato i princìpi repubblicani. E una parte della sinistra rasenta l’antisemitismo, con un ‘antirazzismo’ razzista. Predica un’ideologia delle identità. Per questa sinistra, oggi i francesi dovrebbero fare atto di pentimento per i crimini del passato. E’ una nuova versione del peccato originale: siete colpevoli non dei vostri atti, ma di essere nati ‘bianchi’ o di essere i discendenti dei vostri antenati”, ha dichiarato Lemaire al Point, in occasione dell’uscita del suo libro: “Lettre d’un hussard de la République” (Robert Laffont). 


Si definisce un ussaro, Didier Lemaire, un soldato della laicità che si batte contro la pressione islamista che in certi quartieri, e in certe scuole, si fa sempre più asfissiante, ma anche contro l’apatia di una sinistra francese  che flirta con l’islam politico per clientelismo elettorale, voltando le spalle ai suoi valori storici. “Ci sono venditori di promesse e clienti elettorali. Alcuni eletti aggiustano i loro discorsi con gli uni e con gli altri in funzione dei presupposti ideologici del momento. Ciò, a mio avviso, rende il mondo invivibile e i dibattiti impossibili”, ha spiegato Lemaire al Point. 

 

Da quando ha pubblicato sull’Obs un appello alla resistenza dinanzi all’islamismo nel milieu scolastico, due settimane dopo la decapitazione del professore di Storia e Geografia Samuel Paty, Lemaire è costretto a vivere sotto scorta per le minacce di morte ricevute, e ha dovuto abbandonare il liceo dove insegnava filosofia per questioni di sicurezza. Come Mila, la studentessa di diciotto anni perseguitata dagli islamisti per una story su Instagram, conduce la sua esistenza in un luogo nascosto, lontano dalla sua Trappes, diventata la “Molenbeek di Francia”, dal nome della banlieue multietnica di Bruxelles dove è cresciuto il terrorista franco-marocchino Salah Abdeslam. “Vent’anni fa, sono arrivato a Trappes. Nelle mie classi, insegno agli studenti a dubitare e a sviluppare il loro spirito critico. Imparando i concetti filosofici, esaminano le loro opinioni, si emancipano, scoprono il dialogo e il piacere di pensare. Questa esperienza di libertà esige fiducia e pazienza. Quando la città è diventata uno dei primi incubatori jihadisti d’Europa, mi sono chiesto se potevo ancora insegnare come avevo sempre fatto, considerando i miei allievi come degli adolescenti fra tanti”, scrive Lemaire nel suo libro-testimonianza.

 

Le prime crepe sono apparse nel 2005 con le rivolte delle banlieue, e tre anni dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Georges Bensoussan “Les territoires perdus de la République”, che per la prima volta scosse la gauche parigina dal suo torpore, raccontando ciò che stava accadendo al di là del périphérique, la tangenziale che cinge la capitale francese. Nel 2015, con gli attentati contro Charlie Hebdo e il Bataclan, la situazione è precipitata, ma la sinistra al potere, quella di François Hollande e dei socialisti cresciuti nella bambagia del mitterrandismo, non ha saputo reagire: hanno sottovalutato la minaccia e lasciato che il comunitarismo islamico anti repubblicano allargasse la sua influenza. 

 

“La nostra democrazia si fonda su uno stato che riconosce una sola comunità, la comunità nazionale, individui uguali di cui garantisce le libertà. Ma, in nome di una concezione tribale dell’uomo – secondo cui gli individui svaniscono dinanzi alla loro appartenenza a una presunta ‘comunità’, musulmana, nera, omosessuale, lesbica, transgender o altro – la sinistra sta sprofondando nel totalitarismo”, dice l’ussaro Lemaire. Lui non si riconosce più in questa gauche, quella incarnata dall’ex sindaco di Trappes Ali Rabeh, in quota Génération.s (il movimento del socialista Benoït Hamon), che ha trasformato la città in un covo anti repubblicano in mano agli islamisti e dove gli ebrei non sono più benvenuti.

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