Il piano segreto per il lutto dei lutti (sì, riguarda la regina Elisabetta)

Cristina Marconi

Mugugni a Buckingham Palace per lo scoop sull’operazione London Bridge 

Quando il Regno Unito si troverà a vivere il lutto dei lutti, speriamo in un futuro lontanissimo, ci vorrà un piano impeccabile per evitare che le emozioni travolgano le istituzioni o viceversa. Questo piano lo ha anticipato nei dettagli Politico anche se è segretissimo ed è più articolato rispetto allo scenario, di cui si favoleggia dal 1960, in cui un anonimo funzionario telefona nella notte a Downing Street per annunciare che ‘London Bridge has fallen’, la regina non c’è più.

Il premier (o la premier, chissà) sarà comunque il primo ad essere informato e la comunicazione sarà controllatissima – massimo riserbo, niente retweet, siti reali in nero, pagine del governo listate a lutto, Parlamento richiamato d’urgenza, colpi di cannone in tutto il paese – prima del discorso alla nazione e dopo aver risolto uno dei problemi più spinosi, ossia far scivolare le bandiere degli edifici pubblici a mezz’asta entro i dieci minuti dal tragico annuncio. E’ stato necessario assumere una società esterna, pare, per scongiurare il rischio di indignare un paese che, quando si commuove, lo fa in grande e con un certo spirito polemico. Basta ricordare l’oceano di fiori nella plastica per Diana, le code davanti alla camera ardente della regina madre, la recente emozione per la morte del principe Filippo, con tanto di proteste per copertura un po’ nordcoreana da parte della Bbc quando i britannici in lockdown chiedevano qualcosa in più all’intrattenimento televisivo, per immaginare cosa sarà Londra in quei giorni: “piena” come non mai, avvertono i documenti, con trasporti e servizi vicini al punto di rottura per via delle migliaia di persone che vorranno venire a rendere omaggio alla regina nella camera ardente allestita a Westminster Hall per 23 ore al giorno dopo che il feretro sarà trasferito da Sandringham, da Balmoral o da Windsor, dove Elisabetta ha vissuto isolata i tempi del Covid e i primi mesi della vedovanza.

Ma la morte di un regnante è anche la nascita di un nuovo sovrano, e infatti la parte più delicata dello scoop riguarda il piano dall’irresistibile titolo SPRING TIDE, Marea di primavera, con cui si organizza l’ascesa al trono di Re Carlo, a cui di primaverile è rimasto invero ben poco e che parlerà al paese alle 6 del pomeriggio, prima di essere proclamato ufficialmente il giorno dopo al palazzo di St. James, con tanto di annuncio al Royal Exchange nella City, e di partire per un viaggio in Scozia, Irlanda del Nord e Galles. Il giorno del decesso verrà indicato come D-Day e i nove successivi verranno chiamati D+1, D+2 e via dicendo, con i lavori parlamentari sospesi e Westminster e i parlamenti regionali tutti dedicati ai tributi. Nel D-day ci sarà una funzione commemorativa alla cattedrale di St. Paul alla quale si vuole dare un carattere “spontaneo”, mentre il funerale sarà a Westminster dieci giorni dopo, con due minuti di silenzio a mezzogiorno, processioni a Londra e a Windsor e la sepoltura nella cappella di famiglia, accanto al marito Filippo morto ad aprile. Da Buckingham Palace è pervenuto un frisson di scontento per l’articolo di Politico, mentre da Westminster ci si chiede come sia stato possibile far trapelare dettagli così delicati, viste le minacce varie che incombono sul mondo in questo periodo e rispetto alle quali il volto di Elisabetta continua a essere nonostante tutto un saldo elemento di rassicurazione. L’incoronazione del nuovo re, che si vocifera potrebbe scegliere il nome di Giorgio VII, avverrebbe dopo qualche mese, quando il lutto avrà iniziato, cosa impossibile, a sfumare. 

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